il tecnico di giulianova 

Riportare il Milan in Champions League con il bel gioco è la sfida di Giampaolo

A distanza di dieci anni il calcio gli ha concesso un’altra opportunità, quella di allenare una big del calcio italiano. Nell’estate del 2009 è stato tecnico della Juventus per una notte, poi la...

A distanza di dieci anni il calcio gli ha concesso un’altra opportunità, quella di allenare una big del calcio italiano. Nell’estate del 2009 è stato tecnico della Juventus per una notte, poi la dirigenza ha optato per Ciro Ferrara e Marco Giampaolo è rimasto sulla panchina del Siena iniziando una discesa professionale che l’ha portato fino alla serie C a Cremona per poi rimbalzare di nuovo in A, nel 2015, grazie alla chiamata dell’Empoli che si è ricordato di lui grazie al suggerimento dell’amico Maurizio Sarri, nel frattempo passato al Napoli.
Dalla salvezza a Empoli all’approdo alla Sampdoria il passo è stato breve e a Genova ha fatto la fortuna del presidente Ferrero valorizzando fior di giocatori che hanno fruttato plusvalenze. Un lavoro che non è passato inosservato agli occhi di chi sa valutare l’operato di un tecnico al di là dei risultati. Ferrero lo chiamava il “maestro”. Lo stesso dicasi per Arrigo Sacchi, letteralmente folgorato dalle idee del tecnico giuliese figlio di emigranti. È stato proprio l’ex ct dell’Italia a far pendere la bilancia dalla parte di Giampaolo in estate quando il nuovo management - Gazidis, Maldini, Boban e Massara - è stato chiamato a scegliere l’erede di Gattuso. Una benedizione che gli ha permesso di entrare a Milanello a testa alta. E con il sorriso stampato sul volto nel vedere una struttura così all’avanguardia in cui poter lavorare. Un sogno per lui che è cresciuto giocando a pallone per le strade di Giulianova e, una volta appesi gli scarpini al chiodo, è stato costretto a fare anche l’abusivo pur di fare l’allenatore. A Milano l’aspetta una sfida difficile, quella di rilanciare i colori rossoneri e di riportarli in Champions.
L’obiettivo, nemmeno tanto velato, è quello del quarto posto, l’ultimo che garantisce un posto nell’Europa che conta e dà diritto a introiti economici in grado di dare ossigeno alle casse sociali. E per riuscirci il Milan chiede a Marco Giampaolo di diventare un valore aggiunto con le sue idee e la capacità di esaltare le qualità dei singoli nell’armonia del gioco corale. Sì, perché al tecnico di Giulianova si chiede di giocare bene e migliorare il quinto posto della passata stagione con 68 punti con un organico rivisto e corretto. Che riesca a praticare un calcio piacevole. Per uno come Giampaolo avere il Milan fuori dall’Europa League è quasi una fortuna perché avrà più tempo per lavorare in settimana. E per cambiare la mentalità di una squadra che dovrà cercare di applicare un’idea di gioco palla a terra. Il precampionato non è stato esaltante anche se va detto che la squadra ha lasciato intravedere buone prospettive. Buone trame di gioco, ma poca incisività negli ultimi venti metri. E soprattutto zero gol di Piatek, il pistolero, il bomber polacco che è la punta di diamante. È ancora in luna di miele Marco Giampaolo: dalla sua ha il sostegno del club, la fiducia della tifoseria e l’applicazione dei giocatori. Un vento favorevole che, però, non basta per centrare l’obiettivo quarto posto. Molto dipenderà da come il Milan chiuderà il mercato. Da come si rinforzerà negli ultimi giorni, dalla qualità dei giocatori in arrivo.
Nel frattempo, si tiene stretto Suso e continua a lavorare nel processo di giampaolizzazione, come ripetono i frequentatori di Milanello. Tutti conquistati da questo giuliese che nel centro sportivo ha messo le tende. È lì che vive, in attesa di trovare una sistemazione a Milano. È lì che sta plasmando la squadra su un’idea di gioco imperniata sul 4-3-1-2. È un continuo provare e riprovare soluzioni nella speranza di trovare quella giusta, insieme al suo staff che negli ultimi anni ha allargato con la presenza tra gli altri del vice Francesco Conti, ex secondo di Delneri. A molti la sua meticolosità ricorda quella di Arrigo Sacchi quando alla fine degli anni Ottanta arrivò in rossonero. Paragone ingombrante per chi a quei tempi era un ragazzino delle giovanili del Giulianova e simpatizzava per l’Inter.
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