Sebastiani cambia rotta: Pescara parte a fari spenti 

Il presidente: «Nessuno ci dà favoriti ed è meglio così, faremo parlare il campo Scamacca? Non è arrivato per un soffio, ma in attacco siamo comunque coperti»

PESCARA. Non è mai stato così cauto da quando occupa la poltrona di presidente. Daniele Sebastiani cambia rotta e per la prima volta sceglie un basso profilo. A sei giorni dall’inizio del campionato, il massimo dirigente del Pescara evita di mettere pressione alla squadra e al tecnico Bepi Pillon. «Partiamo a fari spenti e il campo dirà quello che valiamo», afferma Sebastiani, «d’altronde, nessuno ha inserito il Pescara nella lista dei favoriti per la promozione in serie A. Meglio così, per la prima volta iniziamo il torneo con l’intento di dimostrare il nostro valore in totale tranquillità. In ogni caso, sono convinto che i ragazzi ci daranno delle belle soddisfazioni». Qualche settimana fa aveva parlato di play off e alla fine, nonostante le dichiarazioni, l’obiettivo non è cambiato. «Tutte le squadre della B ambiscono ad entrare tra le prime otto».
Il mercato si è chiuso senza il botto finale. Si attendeva l’arrivo di Scamacca dal Sassuolo, ma il contratto non è stato depositato in tempo (per soli 4’). «Lo avevamo cercato all’inizio del mercato, però l’Europeo under 19 e la volontà del ragazzo giocare in serie A hanno ritardato la trattativa. Ci abbiamo riprovato negli ultimi giorni e ieri (venerdì, ndr) il calciatore aveva accettato la nostra proposta. Purtroppo per un soffio non siamo riusciti a chiudere. Volevamo Scamacca per sostituire Bunino, l’operazione non doveva farci fare la differenza, visto che in attacco abbiamo Cocco e Monachello. Poi c’è Mancuso che all’occorrenza può ricoprire il ruolo di prima punta». Sebastiani è ugualmente soddisfatto. «Il bilancio del mercato è positivo. Siamo contenti perché sono rimasti calciatori importanti che Pillon voleva trattenere e sono arrivati altri elementi funzionali al suo progetto. Pensiamo di aver allestito una rosa competitiva».
Lunedì è in programma un incontro tra l’Associazione italiana calciatori e i capitani delle squadre di B. C’è il rischio di uno sciopero che farebbe slittare l’inizio del campionato. «Penso e spero che non si faccia, non credo che i giocatori siano talmente ottusi da non capire che se aumenta la sostenibilità del calcio loro sono più tutelati. Se scioperassero sarebbe un’altra brutta botta per il nostro calcio che ne ha già prese tante negli ultimi tempi». La data chiave per il futuro della B è il 7 settembre. «Sì, quel giorno ci sarà il pronunciamento del Collegio di garanzia del Coni che stabilirà chi potrà avere il diritto di essere ripescato. Qui c’è chi ha già festeggiato o chi ha presentato i ricorsi. Il problema vero è che, a pochi giorni dall’inizio del campionato, non si sa ancora quali sono se società ripescabili».
L’auspicio del presidente è che la B resti a 19 squadre. «Nessuno ha cacciato Cesena, Bari e Avellino, sono sparite per “morte naturale”. Questa è un’occasione d’oro per cambiare. La B a 19 è un primo passo verso la riforma dei campionati che tutti sbandierano e nessuno porta a termine. Si continua a voler tenere la serie C a 60 squadre, invece bisognerebbe ridurre il numero per aumentare la sostenibilità ed evitare situazioni che non fanno bene all’immagine del calcio».
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