Il presidente Daniele Sebastiani e il tecnico Bepi Pillon (foto G. Lattanzio)

BOTTA E RISPOSTA

Sebastiani-Pillon, è scontro su come schierare la squadra in campo

Il presidente: bisogna giocare col 4-3-3. Il tecnico incredulo: sono io l'allenatore  

PESCARA. «La disposizione tattica del primo tempo non mi è piaciuta. Non si può arrivare a subire così tanto per reagire. Nei 45’ iniziali sembrava che il Palermo stesse giocando con quindici uomini. Poi, grazie a qualche accorgimento, siamo scesi in campo anche noi». Il presidente del Pescara Daniele Sebastiani spiazza tutti dopo il triplice fischio. Dalla sua espressione si intuisce subito che in lui prevale la delusione per il brutto primo tempo rispetto alla bella reazione della ripresa. «Non parlo solo di Pillon», aggiunge Sebastiani, «mi riferisco a tutti. Se giochiamo con lo spirito mostrato nella seconda parte di gara possiamo tenere testa a qualsiasi avversario. Contento per i tre punti? Come faccio ad esserlo se in 45’ abbiamo rischiato di incassare sei reti?». Una pausa, poi Sebastiani riprende ad attaccare l’allenatore. «I cambi giusti sono stati fatti alla fine. Del Sole deve giocare esterno d’attacco e non punta, tant’è che quando siamo passati al 4-3-3 è andato meglio. E a centrocampo, bisogna piazzare Bruno davanti alla difesa spostando Brugman in posizione di mezzala. Dopo queste modifiche la squadra è cresciuta». Passa qualche minuto e Pillon si presenta in sala stampa. Il tecnico si aspettava elogi per quei diciotto minuti che cambiano la stagione del Delfino. Nella ripresa, al 23’ il capolavoro di Memushaj e al 41’ l’inzuccata di Scognamiglio ridanno ossigeno al Pescara. Al contrario, il tecnico di Preganziol si trova a dover commentare lo sfogo del massimo azionista che ha bocciato le scelte iniziali. «Sebastiani è il presidente e ha il diritto di dire ciò che vuole, ma sono io l’allenatore e continuerò a farlo fino alla fine, se mi verrà data la possibilità». Pillon liquida la questione con poche battute e guarda avanti. Sul volto non c’è l’espressione distesa e soddisfatta del timoniere che ha portato la squadra al quarto posto in classifica. L’uno-due firmato da Moreo e Pirrello avrebbe potuto decretare la definitiva rottura tra lui e il presidente, invece la reazione lo rimette in carreggiata. «È la vittoria del cuore», dice l’allenatore, «abbiamo desiderato fortemente i tre punti e siamo stati premiati, a differenza di quanto è successo a Lecce, dove la squadra non ha tirato fuori la stessa determinazione».
Tra i due tempi l’incredibile metamorfosi. «Sì, siamo partiti bene con il gol di Del Grosso, poi abbiamo commesso l’errore di abbassare troppo il baricentro e il Palermo ne ha approfittato. Ho scelto di utilizzare il 3-5-2 proprio per contenere i loro due attaccanti, Puscas e Moreo, che hanno una struttura fisica imponente. Al di là del modulo, conta l’atteggiamento e grazie alla carica nervosa e al cuore siamo riusciti a battere una squadra da serie A. All’inizio perdevamo tutti i contrasti, poi la situazione si è capovolta perché abbiamo giocato con maggiore agonismo. Nonostante tutto, stiamo facendo un grande campionato e questa vittoria ci dà una grande spinta».
©RIPRODUZIONE RISERVATA