l'intervista al centro

Verratti a Pescara: «Ci voleva Conte, ora l’Italia funziona»

L’azzurro visita la redazione e risponde a tutto campo: «Sarei rimasto al Pescara a vita». E sul suo futuro: «Resto a Parigi, tra breve rinnoverò il contratto fino al 2021»

PESCARA. Passato, presente e futuro condensati in 30’ di botta a risposta nella redazione pescarese del Centro. Marco Verratti a tutto campo: vita privata e professionale, Paris Saint Germain e Nazionale, Champions ed Europei. Un anno da incorniciare alle spalle, un 2016 che spera di vivere ancor più da protagonista. E’ l’immagine dell’Abruzzo sportivo, pulita e affascinante, tanto da essere stato eletto il miglior straniero del campionato francese. A 23 anni è già uomo in grado di sopportare le pressioni della vita di tutti i giorni e quella del grande calcio. Che affronta con semplicità e sorriso, gli stessi ingredienti – abbinati a una grande tecnica calcistica – che usa in campo palla al piede.

Verratti, quanto è felice da 1 a 10?

«Il massimo, 10».

Ancelotti da giugno guiderà il Bayern, lei lo raggiungerà a Monaco di Baviera?

«No, resto a Parigi con il Psg. Sto bene, a breve rinnoverò il contratto (scadenza 2021 e clausola rescissoria di 65 milioni, ndr)».

Il 2016 sarà un anno importante, ci saranno gli Europei.

«Importante per la squadra di club e per la Nazionale. Con il Psg vogliamo arrivare il più in alto possibile. E con la Nazionale c’è l’appuntamento in Francia a cui tengo molto. Dopo il fallimento nel Mondiale, vogliamo rifarci».

Ormai ha conquistato Antonio Conte in Nazionale.

«No, con il mister il passato non conta e bisogna sempre dare il massimo per essere preso in considerazione».

Differenze tra Prandelli e Conte?

«Sono diversi. Un tipo come Conte serviva per rimettere al primo posto il rispetto delle regole. Con Prandelli ognuno faceva come voleva...».

Nel Mondiale 2014 lei è stato l’unico a salvarsi.

«E’ stata una grande emozione, il coronamento del sogno di un bambino. Dopo aver battuto l’Inghilterra pensavamo già a chi affrontare negli ottavi. E, invece, .... Il Costarica? Correva da matti; noi invece soffrivamo il caldo, tanto».

Chi le ha dato di più come allenatore?

«Tutti mi hanno dato qualcosa. La stagione con Zeman è stata stupenda. Poi, il mister è un maestro di vita. Ancelotti mi ha dato fiducia in mezzo a tanti campioni nel Psg. E Blanc ha aiutato il mio processo di maturazione. Diciamo che mi ha completato».

Lei preferisce giocare da regista o da mezzala?

«Fossi un allenatore mi schiererei da regista, mi piace di più. Ma al Psg anche giocando da mezzala, spesso mi ritrovo a giocare la palla in mezzo al campo. Certo, con Conte la mezzala deve essere più fisica, più pronta agli inserimenti. Dipende dalle esigenze della squadra e dell’allenatore».

Parla francese?

«Praticamente perfetto. All’inizio ho faticato, perché parlavo in italiano nello spogliatoio con i tanti giocatori che avevano un passato in serie A. Poi, con la vita di tutti i giorni, sono migliorato».

E’ cambiato Verratti negli anni, come?

«Ma io mi sento quello di sempre, abitudini e amici sono gli stessi. Certo, la nascita di un figlio modifica le gerarchie della vita. Ogni mattina ti alzi e il primo pensiero è per lui. Tommaso sì, mi ha cambiato la vita».

A Parigi che cosa le manca?

«Pescara è la mia città, non la cambierei con nessun’altra. Anche se Parigi è Parigi».

Ha conosciuto abruzzesi a Parigi?

«Tanti. Ho degli amici di Pescara che lavorano a Disneyland. Ad esempio, vado sempre al ristorante di uno di Capracotta che non è Abruzzo, ma siamo lì...».

I migliori italiani vanno a giocare all’estero, perché?

«Nel mio caso, forse nemmeno io avrei speso 12 milioni per un giocatore che aveva fatto bene solo in serie B. Il Psg l’ha fatto ed è andata bene. Scommettere sui giovani è più difficile quando non ti puoi permettere di sbagliare; e se hai pochi soldi a disposizione vai sul sicuro».

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Ha visto il Pescara di Oddo?

«Sì, quando posso. La squadra mi sembra buona. A tratti irrestistibile e mi viene da pensare: “Va dritta in serie A”. A volte, invece, come a Cesena, non riesce a esprimersi. Deve trovare un punto di equilibrio in modo tale da avere un rendimento costante».

Scusi, molti si attribuiscono la scoperta di Verratti. Lei che dice?

«Mi ricordo il mio primo ritiro, nel 2008-2009 in Lega Pro, con Galderisi. Dovevo restare una settimana ad allenarmi con la prima squadra. Dopodiché, il mister mi ha detto: “No, tu non vai via. Resti qui”. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito tanto ero felice. Lì, probabilmente, c’è stato il primo salto di qualità».

Tanto felice che...

«Io sono tifoso del Pescara, a tal punto che avrei firmato a vita. Chessò, dieci anni a 100mila euro in modo tale da poter vivere bene. Poi, chiaramente, esci, vedi un altro mondo, un altro tipo di calcio e ti viene da pensare quanto sono stato ingenuo».

Un giorno tornerà al Pescara?

«Spero di sì. Vorrei giocare fino a 35-36 anni. E mi piacerebbe rivestire la maglia del cuore».

Il miglior giovane?

«Credo che Bernardeschi abbia tutto per far parlare di sè in futuro».

L’Italia agli Europei.

«Spero sia la sorpresa, mi auguro che possa arrivare fino in fondo».

Ibrahimovic permettendo.

«Grande Ibra, in campo lo conoscete tutti. Fuori è ancora meglio. Sembra un burbero. Invece, è il primo a venirti incontro se hai un problema da risolvere».

In Nazionale con chi ha legato di più?

«Con tutti. Forse, un po’ di più con Pirlo e Barzagli».

Se ripensa alla sera del 13 novembre e agli attentati di Parigi?

«Provo tristezza. Ero a Londra, per tre giorni non sono uscito dall’hotel. Avevo il pensiero fisso a quanto accaduto. E’ stato un attacco alla quotidianità, alle nostre abitudini. Adesso le cose sono cambiate, sono aumentati i controlli».

Per concludere?

«Buon Natale a tutti. E buon anno».

@roccocoletti1

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