Yates resiste a Dumoulin e la Var penalizza Aru 

La maglia rosa conserva il primato dopo la cronometro: l’olandese a 56”

ROVERETO (TRENTO). Tutto è cambiato, ma alla fine tutto è rimasto uguale. Più o meno. E la cronometro disegnata fra Trento e Rovereto, che doveva rappresentare lo spartiacque del Giro d'Italia edizione 101, non ha creato sconquassi nella classifica generale. La novità, però, c'è ed è rappresentata dall'irruzione della Var in una grande corsa a tappe. Non solo calcio, dunque, ma anche ciclismo: dal pallone ai pedali, il progresso viaggia sul filo della tecnologia e miete anche vittime eccellenti. A pagare le conseguenze del primo provvidenziale intervento di una sorta di Video assistant referee è Fabio Aru, il campione italiano in carica che, «anche con l'ausilio» dell'occhio tecnologico, si vede affibbiare una penalizzazione di 20”, scendendo dal sesto all'ottavo posto dell'ordine d'arrivo della cronometro odierna. Una svolta epocale, che permette di verificare i comportamenti in corsa degli atleti e di individuale possibili scorrettezze, come quella commessa da Aru, ma anche dai compagni della Uae Emirates, Conti e Ulissi (entrambi sanzionato con 2' di penalizzazione), per «scia prolungata». Non ci saranno più trucchi né inganni, d'ora in avanti, e il cammino verso un ciclismo ancora più pulito passerà anche dalla strada, non solo dai controlli antidoping, sempre più severi.
Tornando alla corsa, il terreno per le rivoluzioni, in una sfida molto meno equilibrata di quanto non dica la classifica, ci sarebbe pure. Le gambe dei corridori no. E, come sempre avviene in questo tipo di gare, saranno le montagne a stilare la classifica dei meriti, oltre che delle maglie. Basta aspettare uno, due, tre giorni e si è potrà avere una panoramica più attendibile dei reali valori. A Rovereto ha trionfato l'australiano Rohan Dennis, che a Gerusalemme si era visto soffiare per soli 2” la vittoria nella cronometro da Tom Dumoulin, prima maglia rosa. Il riscatto del “canguro” sui pedali è stato più congruo: viaggiando a oltre 51 di media, e fermando il cronometro sui 40' netti, Dennis si è messo alle spalle due campioni del mondo delle sfide contro il tempo. L'olandese, quello in carica, ha rimediato un distacco di 22”; il tedesco Tony Martin, il precedente iridato, addirittura di 14”. La sua performance acquista così prestigio, ma anche valore e importanza per la classifica generale (Dennis si è riaffacciato nella top ten del Giro, con il sesto posto davanti a Miguel Angel Lopez). Dumoulin ha macinato chilometri col suo stile perfetto fino a somigliare a una locomotiva: da lui non ci si poteva aspettare di più. I 2'11” di ritardo sul groppone dalla maglia rosa Simon Yates erano tanti, troppi, prima della partenza. L'ambizione di Dumoulin si è fermata a 56” dalla maglia rosa. Il “Tulipano volante” non avrà più cronometro a disposizione per ridurre il divario dall'inglese, dovrà giocarsi tutto in montagna. Come Domenico Pozzovivo, che ieri ha consolidato il terzo posto, che vuol dire podio a Roma, staccando Pinot, vero sconfitto di giornata con un deludentissimo 43'19”, contro il 42'20” del capitano della Bahrain-Merida. Pozzovivo dovrà adesso guardarsi le spalle da Chris Froome che, grazie al quinto posto di ieri, adesso dista solo 39” dal terzo posto. Le prossime tappe, compresa quella di venerdì con la Cima Coppi sul Colle delle Finestre, dovranno dire molto. Anzi, tutto, su questo Giro d'Italia che, da mistico e spirituale per la partenza e l'arrivo in due città eterne (Gerusalemme e Roma), da ieri è anche altamente tecnologico.
Adolfo Fantaccini