A Giulianova l’ultima traccia della pittrice scomparsa

Il telefono di Renata Rapposelli agganciato da una cella della zona prima di spegnersi. Il legale: «Luminol negativo, ora il dissequestro della casa»

GIULIANOVA. La traccia lasciata a Giulianova da un telefono cellulare è la bussola delle indagini su quello che per la Procura di Ancona è l’omicidio della 64enne pittrice teatina Renata Rapposelli. Perchè dai primi accertamenti tecnici emergerebbe che l’ultima cella ad agganciare il telefono della donna prima di spegnersi sia stata quella di Giulianova e non quella di Loreto dove i familiari dicono di averla accompagnata. Era il 9 ottobre e da quel momento nessun segnale è più arrivato da quell’apparecchio. Sparito nel nulla come Renata. Il giorno dopo la svolta con l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex marito e figlio della donna, i giuliesi Giuseppe e Simone Santoleri accusati di concorso in omicidio e occultamento di cadavere, è questa la certezza che imprime un’accelerata alle indagini con investigatori e inquirenti sempre più convinti che ci sia stato un delitto e che sia stato commesso a Giulianova. Ma in attesa di riscontri concreti a cui ancorare la trasmissione degli atti per competenza territoriale alla Procura teramana, investigatori e inquirenti anconetani (il fascicolo è del pm Andrea Laurino) si muovono a 360 gradi. A cominciare dal sequestro dell’abitazione e dell’auto dei due indagati che venerdì sono stati ispezionati dai carabinieri del Ris.

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LUMINOL E STUB NEGATIVI. Secondo l’avvocato Gianluca Carradori, il legale che assiste padre e figlio, gli accertamenti fatti nell’alloggio di via Galilei e nella macchina avrebbero dato tutti esito negativo. A cominciare da quello eseguito con il Luminol, ovvero il test che consente di trovare tracce di sangue. Stesso esito per lo Stub, l’esame che consente di rilevare tracce di polvere da sparo, e che è stato fatto su numerosi capi di abbigliamento dei due indagati. «Ho presenziato a tutti gli esami fatti dai Ris in casa», dice il legale, «e gli esiti sono stati negativi. I miei assistiti sono tranquilli». Il legale ieri ha presentato una richiesta di dissequestro dell’abitazione alla Procura di Ancona per chiedere la restituzione dell’alloggio. «Ci auguriamo che venga accolta», dice l’avvocato, «visto che tutti gli accertamenti scientifici sono stati eseguiti. Anche in virtù delle condizioni di salute di Giuseppe Santoleri che prende svariati medicinali e che necessita di stare nella sua abitazione».
VERSIONE DI PADRE E FIGLIO. Giuseppe e Simone Santoleri nel lungo interrogatorio avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì nella caserma dei carabinieri di Ancona hanno nuovamente confermato la versione data sin dall’inizio. L’ex marito della donna, da tempo trasferitasi ad Ancona e nelle settimane scorse tornata a Giulianova per incontrare il figlio, ha ribadito di aver litigato in casa con la donna per una questione economica legata ad un assegno di mantenimento, di averla accompagnata in auto fino a Loreto e poi di non averne avuto più notizie. Il figlio ha confermato di aver sentito i genitori litigare e chiesto al padre di portare in auto la mamma ad Ancona.
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