A Teramo il reddito più basso d’Abruzzo

Luci e ombre nel rapporto economico della Camera di commercio. Un altro triste primato: più di 25mila famiglie povere

TERAMO. Una regione, e una provincia in particolare, quella di Teramo, ancora pienamente immersi nella crisi. E’ questo il quadro che emerge dal rapporto stilato dalla Camera di commercio di Teramo nella dodicesima giornata dell’economia.

Un appuntamento ormai tradizionale, importante perchè fornisce agli operatori importanti strumenti di riflessione, che si è aperto con una prima relazione del presidente Giustino Di Carlantonio che ha sottolineato come la stessa esistenza dell’ente sia a forte rischio, vista la riforma del governo che tagliando le risorse nei fatti ne prevede la soppressione. Il presidente ha poi fatto una sintesi del rapporto osservando che «continua il processo di ristrutturazione del sistema imprenditoriale teramano. Il tasso di sviluppo imprenditoriale è negativo (-0,2%) quale risultato della differenza tra un tasso di natalità al 6,6% e un tasso di mortalità al 6,8%. Le imprese attive sono 36.487». In sostanza Teramo sta perdendo una sua caratteristica: la vivacità imprenditoriale. E questo anche nel 2014: nel primo trimestre si sono iscritte al registro delle imprese 738 nuove aziende, il 7,5% in meno dello stesso periodo del 2013.

A illustrare il rapporto alla platea - presenti fra l’altro il nuovo assessore regionale Dino Pepe e il presidente della Banca dell’Adriatico Giandomenico Di Sante - il vice segretario generale dell’ente Salvatore Florimbi. «La fase recessiva che interessa il sistema economico provinciale da oltre un quinquennio, ha determinato un deciso rallentamento della produzione della ricchezza, proseguito anche nel 2013. Nel 2002 il valore aggiunto pro capite teramano era pari all'89,2% della media nazionale, dopo undici anni tale valore è sceso all'86,1%. Tale incidenza posiziona la provincia di Teramo al 68° posto nella graduatoria delle province italiane». Ma il dato più significativo è che Teramo è la provincia che ha il valore più basso di reddito in Abruzzo: 13.748 euro rispetto alla media regionale di quasi 15mila. Non a caso «mediamente una famiglia teramana spende 5mila euro in meno all’anno di una del Nord Italia», sottolinea Florimbi. Sempre su questo tema, un altro dato definito «allarmante» è quello delle famiglie in condizione di povertà relativa: anche qui Teramo ha un triste primato in regione con 25.207 famiglie (erano 19.056 nel 2009) cioè il 19,8% del totale.

Il problema, d’altronde, è il lavoro che manca. «Nel 2013 le forze di lavoro in provincia ammontano a 130.800 unità, 1.800 in meno rispetto all'anno precedente (-1,36%), quale risultato della diminuzione degli occupati di circa 600 unità e delle persone in cerca di occupazione di circa 1.100 unità», spiega Florimbi che fa notare come sia in atto un “effetto scoraggiamento”, per cui i disoccupati non cercano più lavoro e così escono fuori dalle rilevazioni statistiche e paradossalmente il tasso di disoccupazione scende (nel 2013 è al 9%), anche se la realtà è ben diversa. In particolare se l’occupazione cresce nei servizi (+ 3.200 unità) non compensa la perdita in agricoltura (-1.000), manifatturiero (-1.700) e costruzioni (-1.100).

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