Arlecchino, la Procura ricorre in Cassazione contro il dissequestro 

Il caso della concessione demaniale va alla Suprema Corte dopo che il tribunale del Riesame ha annullato i sigilli

GIULIANOVA. Finisce in Cassazione il caso dell’Arlecchino, lo chalet di Giulianova sequestrato a settembre e dissequestrato dopo venti giorni in seguito al provvedimento con cui il tribunale del Riesame ha annullato i sigilli accogliendo il ricorso della proprietà.
A portare il caso davanti alla Suprema Corte è il pm Davide Rosati, titolare del fascicolo, che nei giorni scorsi ha impugnato l’ordinanza di annullamento del sequestro preventivo concesso all’epoca con un provvedimento del gip. Secondo i giudici del Riesame, diversamente da quanto ritenuto dalla Procura, non c’è stata nessuna occupazione abusiva del suolo demaniale in quanto la concessione è valida perché prorogata. Di diverso avviso, evidentemente, la Procura che ha fatto ricorso in Cassazione. All’epoca dell’ispezione demaniale, il personale operante della guardia costiera e dell’Agenzia del Demanio aveva evidenziato l’utilizzo dell’intera area originariamente rilasciata in concessione in assenza di un titolo in regolare corso di validità poiché, sostiene l’accusa, scaduto e mai rinnovato o prorogato. «In particolare», si legge a questo proposito nel decreto di sequestro preventivo del gip Marco Procaccini, «il predetto stabilimento balneare risulta utilizzato in assenza di regolare titolo, atteso che la concessione demaniale marittima, suppletiva dell’originario titolo rilasciato dalla Regione Abruzzo, è scaduta di validità in data 31-12-2007». Di diverso avviso, naturalmente, la difesa della proprietà assistita dall’avvocato Gugliemo Marconi che della questione relativa alla concessione demaniale, e in particolare del rinnovo della proroga, ha fatto l’argomentazione filo conduttore del voluminoso ricorso al Riesame.
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