«Bene, ma ora discutiamo sul progetto» 

Sia D’Alberto che Morra chiedono l’avvio di un confronto ateneo-Comune sulle scelte per il complesso di porta Melatina

TERAMO. Vent’anni dopo la chiusura dell’ospedale psichiatrico il suo recupero muove i primi passi. Dal 1998, gradualmente, la struttura da 22mila metri quadri è stata abbandonata dal tutto. E ormai molti padiglioni sono in rovina. Ora che è stata individuata l’idea progettuale di massima, su cui il pool di architetti che dovrà redigere il progetto esecutivo è il momento di vedere che cosa ne pensa la città.
LA ASL. La struttura resta di proprietà della Asl, che l’ha concesso in comodato d’uso all’università. Il direttore generale Roberto Fagnano è colui che insieme al rettore emerito Luciano D’Amico e alla Regione ha reso possibile quest’operazione di recupero, finanziata con 30 milioni dal Masterplan. «E’ un immobile della Asl che continua a dare preoccupazioni a causa del suo degrado. Pertanto l'idea, su cui abbiamo fortemente investito, di fare un recupero funzionale oltre agli evidenti benefici per la città solleva l'azienda e il servizio sanitario da giganteschi oneri manutentivi. Ha appena dato il via a interventi per 500mila euro che si sommano agli 800mila dell’anno scorso, per mettere in sicurezza la struttura che sta su zone di traffico pedonale e automobilistico». Fagnano ricorda che una parte sarà destinata a finalità di tipo sanitario.
GLI ARCHITETTI. Il presidente dell’ordine degli architetti, Raffaele Di Marcello promuove l’idea progettuale. «Siamo contenti che si sia giunti alla progettazione. E’ stata affidata a uno studio di fama e per quanto ho visto il progetto è apprezzabile. Avremmo però preferito una procedura che permettesse una più ampia partecipazione e comunque auspichiamo che in tempi brevi si arrivi alla realizzazione delle opere. Operando in un contesto storico, sarà compito della Sovrintendenza dare pareri, ma il connubio fra vecchio e nuovo è sicuramente adeguato alla visione che si vuole dare all'intervento: non solo un contenitore di funzioni ma anche un elemento di rilancio della città. Speriamo che sia anche un incentivo al recupero del contesto, cioè del centro storico. La criticità è legata alla burocrazia, non tanto nella fase progettuale, ma in quella esecutiva: ci auguriamo di non incappare nei ritardi cronici che in Italia caratterizzano le opere pubbliche».
GLI INGEGNERI. «Non conosciamo le altre proposte», esordisce Agreppino Valente, presidente dell’ordine degli ingegneri, «ma il progetto, scelto da una commissione qualificata, avrà i suoi pregi. Ho notato che parecchi edifici sono stati svuotati dalla struttura interna. Dal punto di vista ingegneristico non è un male: sono spazi pubblici in cui la sicurezza – ad iniziare da quella sismica per arrivare all’antinfortunistica e antincendio – non è un male, anzi non si deve prescindere. E poi queste nuove strutture, nei padiglioni svuotati, danno il segno del 2018: gli interventi sono fatti con tecnologie e materiali in uso corrente, della nostra epoca. Dal punto di vista della distribuzione degli spazi c'è un bel teatro all'aperto, uno al coperto, un auditorium, importanti per la città».
IL COMUNE. Il sindaco Gianguido D'Alberto lo ritiene un intervento fondamentale per l'intera città. «Le linee ispiratrici del progetto sono già state illustrate, sul piano del merito ci sarà un confronto su cui diremo la nostra, daremo indicazioni sull'aspetto di dettaglio che in fase attuativa dovranno essere tenute in considerazione. Sul metodo: è importante che l'idea progettuale venga comunicata e condivisa e si apra confronto nelle sedi istituzionali perchè è una scelta decisiva sul futuro della città per la grande potenzialità culturale di questo intervento. Fermo restando che il soggetto attuatore è l’università, non si può pensare che non ci sia un confronto con l’amministrazione comunale, anche per dar seguito alle linee che ci siamo dati con il nuovo rettore, perchè ci sia un rapporto permanente. Ma anche perchè attraverso la conoscenza e il dialogo evitiamo ostacoli e incomprensioni che portano al fallimento di obiettivi. E’ accaduto questo nel caso della funivia. Grazie all'università, ma ora apriamo una fase di confronto propositivo. L’auspicio è contribuire a sbloccare la situazione in cui c'è stata un'attività forte di supplenza rispetto a un'attività pubblica istituzionale degli enti territoriali che negli ultimi 15 anni non ha portato a niente».
Dall’opposizione, il candidato sindaco di centrodestra Giandonato Morra ritiene che «non sia contestabile l’idea che l’università abbia avocato a sè la progettazione ma è logico, oltre che auspicabile, un confronto innanzitutto con l'amministrazione comunale e, perchè no, con l'intero consiglio. A questo punto, visto anche il rivolgersi a consigli straordinari (vedi ricostruzione) o a documenti su problematiche nazionali, è il caso che il sindaco convochi con urgenza un consiglio straordinario proprio per discutere del futuro dell'ex Psichiatrico in quanto dalle scelte che faranno deriverà il futuro positivo o negativo della città di Teramo. La città non può essere spettatore inerme alle scelte tecniche o politiche altrui: si auspica che questo forte dibattito inizi da subito. Teramo non è un condominio in cui si ragiona in millesimi o a maggioranza ma è un capoluogo di provincia e tale deve essere considerato da tutti gli interlocutori, istituzionali e non».
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