D’Alfonso: non opponetevi agli espropri dei terreni

Alba Adriatica, il governatore incontra i proprietari delle aree lungo il Vibrata dove passerà la pista ciclabile ma scoppia la polemica sulla modifica del tracciato

ALBA ADRIATICA. «Non si ostacoli la realizzazione del primo tratto di pista ciclopedonale da Alba Adriatica a Civitella del Tronto, anzi si velocizzi l'iter per non perdere i fondi e arrivare all'appalto entro il 30 giugno»: questa la richiesta che le istituzioni hanno fatto alle decine di proprietari di terreni albensi che nei prossimi mesi saranno interessati dagli espropri per realizzare l'opera.

All'incontro di lunedì sera in un locale di Alba Adriatica per presentare il progetto del primo tratto (da poco meno di sette chilometri), oltre ad alcuni sindaci vibratiani c'erano anche il governatore Luciano D'Alfonso e l'assessore regionale Dino Pepe, che hanno ribadito l'importanza strategica dell'opera ed evitato espressamente le polemiche. Polemiche che però sono già divampate con il consigliere comunale albense Nicolino Colonnelli, che ha reso pubbliche le profonde e «anomale» modifiche al progetto iniziale dell'opera, che sarebbero state criticate anche dagli stessi tecnici dell'Unione dei Comuni. Anziché costeggiare il torrente in tutto il tratto albense, come inizialmente previsto, infatti, la pista ciclopedonale, all'altezza del campo sportivo di via Ascolana, nel nuovo progetto vira verso via del Vecchio Forte, attraversando diverse decine di terreni privati prima di compiere un'altra virata all'altezza di via Molino e riprendere il suo tragitto accanto al Vibrata.

Duro il commento di un altro consigliere comunale albense, Luca Falò, che è proprietario di uno dei terreni attraversati dalla nuova pista ciclabile: «La pista parte dalla statale Adriatica e lascia irrisolto il problema dell'attraversamento della stessa e della ferrovia, inoltre non segue il fiume ma zigzaga per il territorio facendo inchini a questa o a quella attività, collegando di fatto la periferia di Alba alla periferia di Corropoli. Un intervento degno avrebbe dovuto mirare alla riqualificazione del territorio risolvendo le criticità presenti e non ignorandole per mancanza di fondi; a me poco importa se un fiume vicino alla morte biologica e con un'arginatura palesemente carente sia costeggiato ad un po’ di distanza da un nastro di asfalto ciclabile. L'ubicazione della pista sull'argine sarebbe stata la più naturale, la più logica oltre che quella di maggior attrattiva per i turisti, avrebbe consentito un costante monitoraggio del corso d'acqua, avrebbe avuto una valenza naturalistica ed un'attrattiva ben diversa, avrebbe avuto un tracciato molto più regolare e con una pendenza praticamente costante, ideale per tutti i cicloturisti».

Luca Tomassoni

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