Dall’app venduta ad Amazon a quella per usare i bitcoin 

Di Nicola, imprenditore-inventore di Sant’Atto, si racconta dagli anni in America all’azienda in Italia «Torno a Teramo una volta al mese, è la mia bussola. Il mio futuro lontano lo vedo in politica»

TERAMO. Una ventina di giorni fa è stato in Cina per illustrare la propria esperienza alla “Shanghai international blockchain week” e la settimana prossima riparte per Abu Dhabi.
Che Vincenzo Di Nicola non fosse destinato a restare a Sant’Atto era evidente sin dai banchi di scuola, al liceo scientifico “Einstein”, e da quelli dell’università, alla facoltà di ingegneria informatica a Bologna. Allora, come ora, la brama di conoscenza, il desiderio di percorrere nuove strade, lo portano in giro per il mondo a contatto con le più brillanti menti del pianeta.
E il fatto che durante il periodo di vita a San Francisco – era il 2009 – abbia inventato la app che consente il pagamento con il cellulare con la sua azienda Gopago venduta a Jeff Bezos di Amazon per una cifra che ancora oggi mantiene segreta, è solo una tappa. Il suo presente ora è nelle criptovalute e, a quanto sembra, anche il suo futuro.
Lei da tempo è tornato in Italia ma è stata determinante nella sua formazione professionale e umana la sua lunga permanenza negli Usa.
«Dopo la laurea a Bologna ho fatto un anno di scambio con la University of California a San Diego, dove i professori mi hanno offerto di rimanere un altro anno a fare il ricercatore. Era il 2003, ricordo il mio arrivo come se fosse ieri: atterri e vedi palme e spiagge, sembrava il telefilm Baywatch. E’ questo un periodo in cui ho imparato molto: dai 20 ai 25 anni è il periodo più creativo e di maggiore crescita intellettuale. Dopo ho deciso di fare un passo ulteriore, sono andato a Stanford, l’università migliore al mondo. E’ molto diverso dalle università italiane. C’è un rapporto paritario fra docenti e studenti. Lì anche se il professore è un dio è ben contento di aiutarti, mica ti fa aspettare ore per un colloquio come qui. Ricordo che a un docente chiesi un consiglio, se scegliere fra Microsoft e Yahoo. Lui mi parlò a lungo, solo poi scoprii che Fred Gibbons, questo il suo nome, era amico di Steve Jobs e aveva fatto la storia dell’informatica. Alla fine, nell’estate del 2006 andai da Yahoo, per uno stage: gli rivoluzionai la piattaforma di processamento dati, l’hanno usata per 7 anni. Il mio caso è stato usato da Yahoo come storia di successo di quello che uno stagista può fare in pochi mesi. Poi nel 2007 decisi di andare alla Microsoft a Seattle. Sono stato program manager della pubblicità comportamentale: ho migliorato il sistema per individuare le preferenze e le necessità dell'utente. Venni premiato anche dall'ex consigliere tecnologico di Bill Gates e mi mandarono a Pechino».
A questo punto decide di mettersi in proprio.
«Tornato in America pensai di fare qualcosa di mio e feci una mia compagnia, nel campo dei pagamenti con il cellulare. Nel 2009 non era moto diffuso lo smathphone, era da poco scoppiata la crisi. Conobbi una persona molto brava nelle vendite, Leo Rocco, e fondammo Gopago, con un finanziamento da Jp Morgan. Dopo cinque anni vendemmo la tecnologia ad Amazon. Per fare impresa è determinante la capacità di intravedere il futuro, e in un certo senso orientarlo, cogliendo dei segnali nel presente: l’intuizione allora era che lo smartphone sarebbe entrato nella vita di tutti».
A quel punto, a 34 anni, avrebbe potuto fare la bella vita in America. Invece decide di tornare in Italia.
«Dopo 11 anni di America tutto quello che dovevo fare l'ho fatto. Ho pensato: ma io che cosa ho fatto per l'Italia? Io qui ho avuto un'infanzia fantastica, ottime scuole elementari e medie alla Noè Lucidi e alla Savini, poi allo Scientifico ho avuto un'ottima insegnante di matematica, Rosanna Tupitti. E non ho pagato niente, a differenza dell'America in cui fai i mutui per far studiare i figli. E ho voluto fare qualcosa. Così ho insegnato gratuitamente informatica moderna prima allo Scientifico e poi all'Iti, con corsi aperti a tutte le scuole. Da 12 anni, poi, ho istituto un premio, per spronarli allo studio della matematica: mille euro a chi ottiene i migliori voti. Così prendono coscienza del loro potenziale: capiscono che possono ambire a qualcosa di più».
In parallelo non abbandona l’idea di fare impresa...
«Era il 2015 e ho fondato la “Conio” insieme a Christian Miccoli che già era stato amministratore delegato di Ing direct e Chebanca, nell'ambito delle criptovalute, specialmente bitcoin. Allora non se ne parlava molto. Io però prevedevo che sarebbe venuta una nuova rivoluzione nel campo delle nuove monete digitali. Una moneta che prevede una transazione fra due persone senza passare per le banche: questo concetto era nato con il bitcoin. Ne parlai con le banche, la maggioranza mi trattava come se fosse una eventualità improbabile, tranne Poste Italiane e Banca Sella. E non a caso Poste ha il 20% di “Conio”. Mia madre ha lavorato 30 anni in Poste, al telegrafo, lì ho imparato la digitalizzazione. Io ho chiuso l’accordo nello stesso edificio in cui mia madre ha lavorato per tre anni a Milano. Ora a “Conio” siamo in 15, fra cui tantissimi ragazzi che ho formato alle scuole superiori. Tre ragazzi da Teramo, fra i 16 e i 17 anni, sono venuti a Milano a lavorare alla “Conio”: di sera facevano le scuole serali per prendere il diploma e di giorno lavorano con noi. Sono bravissimi, uno è diventato capo sviluppo applicazione mobili».
Di che si occupa l’azienda?
«Lo scopo è rendere semplice e sicuro l'uso delle criptovalute. Oggi c'è molta diffidenza. Noi abbiamo ideato un'app intuitiva per permettere di comprarli, venderli e custodirli. L'azienda potrà fare un'ulteriore salto con l’adozione, nel 2020, da parte di Fb di una moneta digitale stabile che si chiama Libra e che potenzialmente stravolgerà il mercato monetario mondiale».
Lei ha più volte accennato all’importanza, per un imprenditore, di intuire quel che accadrà in futuro nel settore di interesse. Che cosa prevede?
«Da qui a cinque anni consiglierei di investire in bitcoin. Dico a tutti che è rischioso, ma un 1% del tuo patrimonio investito in bitcoin può diventare l'oro digitale. In prospettiva c'è anche la possibilità che le banche centrali facciano la “crypto currency”. E l'altra mia previsione è che entro 10 anni le banche commerciali rischiano di brutto. Gli ultimi governi, inoltre, si sono dimostrati aperti all'innovazione informatica e il Mise ha creato commissioni di lavoro sui blockchain, la tecnologia alla base dei bitcoin e delle crypto currency. Io sono membro della commissione esperti blockchain. Lo sono anche per San Marino. Faccio in sostanza consulenze per definire una strategia nazionale per applicare la tecnologia blockchain nell'economia reale».
Ma la tecnologia blockchain si più applicare in altri campi.
«Può risolvere i problemi legati al voto digitale. Non a caso nel marzo scorso ho progettato un sistema di voto anonimo su blockchain per conto dell'associazione Rousseau che gestisce l'omonima piattaforma. E' un prototipo e c' ancora molto lavoro da fare, ma sono certo che da qui ai prossimi 10 anni vedremo sempre più sistemi di voto basati su queste tecnologie».
Fra i suoi interessi c’è anche la storia, divulgata sui social.
«Raccontiamo la grande guerra su twitter (twitter.com/lagrandeguerra)giorno per giorno a mò di calendario. Prima mi hanno aiutato i ragazzi dell'Einstein che raccontavano quello che accadeva ai ragazzi di 100 anni fa. Il progetto è piaciuto molto al presidente Mattarella che ci ha ricevuto in Quirinale nel 2015. E ora sto continuando da solo su twitter ma raccontando l'impresa a Fiume di D'Annunzio (twitter.com/fiume1919)».
Intrattiene rapporti in tutto il mondo. E le radici a Teramo?
«Torno a Teramo una volta al mese, è bussola della mia vita, qui vivono i miei genitori e i ragazzi delle superiori a cui continuo a dare consigli».
E nella sua vita, che futuro intravede?
«La mia vita è cambiata a 12 anni, con la morte Paolo Borsellino, ero a Villa Rosa. Da allora spesso mi chiedo che posso fare per il mio Paese. Una strada è la politica, la vorrei prendere, più in là nel tempo, per dare un contributo a migliorare l'Italia».
©RIPRODUZIONE RISERVATA