Denuncia il figlio, ma poi lo fa assolvere 

In tribunale una madre racconta: «Chiedeva i soldi perché tossicodipendente, non ho mai avuto paura per me ma per lui»

TERAMO. Lei come tanti altri genitori disperati e soli a fronteggiare la tossicodipendenza di un figlio con le richieste di soldi sempre più pressanti, sempre più minacciose.
Una storia simile a tante altre raccontate dalla cronaca ma con un epilogo diverso per la mamma teramana e per suo figlio assolto dall’accusa di maltrattamenti. «Il fatto non sussiste» sentenzia il giudice monocratico Flavio Conciatori al termine dell’udienza chiusa con le parole della donna: «L’ho denunciato perché volevo salvarlo. Non ho mai avuto paura per me ma solo per lui e pensavo che in carcere potesse cambiare, ma ho capito che non può essere la soluzione per un tossicodipendente». Suo figlio ha intrapreso un percorso in comunità e forse proprio a questo accenna il giudice quando, dopo aver letto il dispositivo, chiede al giovane di avvicinarsi. Poche parole nel silenzio surreale di un’aula di tribunale e una stretta di mano. A indicare un nuovo percorso di vita. La storia non è nuova, l’incubo è quello che può arrivare in ogni famiglia. Come è successo alla mamma teramana.
Per quel figlio 25enne una vita serena fino all’incontro con la droga. Poi l’inferno e il bisogno continuo di denaro, le bugie, i piccoli furti in casa, le richieste, le minacce che diventano sempre più pesanti. Un giorno il giovane ha affrontato la madre chiedendole altri soldi. La donna, ben sapendo a cosa sarebbe servito il denaro, ha rifiutato. Il figlio l’ha minacciata, così come era già successo altre volte. E lei, a quel punto, ha denunciato l’inferno scoppiato in casa con le continue richieste di soldi. «Non ho mai avuto paura per me, ho sempre saputo che mio figlio non mi avrebbe fatto del male», ha raccontato davanti al giudice, «ma da un certo punto in poi ho avuto paura per mio figlio, ho avuto paura che potesse succedergli qualcosa, che la ricerca della droga potesse portarlo a compiere crimini peggiori, che potesse morire per la droga. Allora ho denunciato, ho pensato che il carcere in quel momento era l’unica soluzione che avevo per evitare che si facesse ancora più male. Ma dopo ho capito che in un carcere non si esce dalla droga».
©RIPRODUZIONE RISERVATA