Di Sabatino: ripartiamo dallo schiaffone 

Il presidente della Provincia guarda alle comunali: «Programma chiaro e squadra credibile per riconquistare gli elettori»

TERAMO. «Programma chiaro e squadra credibile». È la terapia, semplice nell’enunciazione di principio ma delicata quanto poi efficace nella fase applicativa, indicata dal presidente della Provincia Renzo Di Sabatino per ridare fiato al Pd e al centrosinistra in vista delle elezioni comunali di giugno. La ripartenza, dopo la batosta rimediata alle politiche di domenica, implica però come primo passaggio «capire perché abbiamo preso questo schiaffone» Di Sabatino, da settimane al centro di voci che lo indicano come candidato sindaco Dem a Teramo, richiama la «responsabilità di tutti», a cominciare dai gruppi dirigenti locali e nazionali «che si sono presentati come quelli che sanno e sanno fare tutto». È mancato, in sostanza, un rapporto «collaborativo e dialogico» con i cittadini che hanno percepito i Democratici come privilegiati da cui sono stati trattati come da sudditi. La legge elettorale non ha aiutato ad accorciare la distanza con il popolo. «Ancora una volta non si è data la possibilità ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti sul territorio», fa notare il presidente, «per cui il voto è stato concentrato su temi che hanno premiato le forze populiste».
A se stesso, prima ancora che ad altri, Di Sabatino imputa la colpa «di non aver puntato i piedi prima, di non aver detto con abbastanza fermezza che così si andava a sbattere». Secondo lui è stato un errore candidare il governatore Luciano D’Alfonso. «Non per lui, che ha lavorato tantissimo e sarà una presenza di qualità in Senato», chiarisce, «ma perché con questo risultato, in gran parte prevedibile, si mette in bilico anche la Regione». A breve si tornerà a votare anche per l’Emiciclo e con l’aria che tira risulta quanto meno azzardato immaginare per il centrosinistra la conferma del successo di cinque anni fa. Il Pd e la coalizione di cui è principale riferimento, però, a detta del presidente della Provincia non sono così marginali come hanno detto le urne domenica. «Il centrosinistra non vale solo il 20%, anche a Teramo», tiene a precisare, «ma bisogna aprirsi a più non posso e presentarsi con idee chiare e le persone migliori». È vero che il voto amministrativo non è sovrapponibile in toto a quello politico, per cui la partita per il Comune non si può dare persa in partenza al centrosinistra, ma per recuperare il consenso perso è necessario paradossalmente «fare un passo indietro». Il partito del leader è crollato con il suo consenso personale e per riaccendere la speranza, dunque, bisogna proporre «un progetto lineare, chiaro, sereno e pulito» con la consapevolezza che i conti andranno fatti non solo con il centrodestra ma anche con i Cinquestelle. A livello locale, comunque, il Pd non è quello su cui ironizzano i social. «Ci sono tanti amministratori che ogni giorno si alzano per risolvere i problemi della gente», osserva Di Sabatino che indica anche una priorità per la città. «C’è bisogno di un’amministrazione stabile e autorevole», conclude, «costruita per governare e non solo per vincere come l’ultima».
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