La confezione sott'accusa e il consulente assicurativo Marco Piccari

ROSETO DEGLI ABRUZZI

Donna avvelenata per errore da un farmacista 

Le viene dato il principio attivo e non il medicinale: appena lo ingerisce accusa un’intossicazione e finisce in ospedale

ROSETO. Un risarcimento di 15mila euro per un errore di un farmacista, che ha consegnato il principio attivo anziché il farmaco, provocando un avvelenamento, per fortuna senza gravi conseguenze. E’ la storia di S.M., una signora di 72 anni, rosetana, che nel luglio 2018 si è rivolta al consulente assicurativo Marco Piccari per cercare di farsi risarcire in seguito a un errore clamoroso di una farmacia di Roseto.
Tutto è cominciato a giugno 2018, quando la signora, per sottoporsi a un intervento chirurgico, fu ricoverata in una struttura privata di Bergamo. Al momento della dismissione, la clinica “Humanitas” le prescrisse dei farmaci, omettendo però di indicare il farmaco specifico, ma limitandosi solo al suo principio attivo. La signora, dunque, tornata a Roseto, andò al suo medico di base, Raffaele Di Carlo, per la ricetta. Di Carlo, riprendendo la prescrizione della clinica “Humanitas”, consegnò la ricetta a S.M. indicando il relativo farmaco, ovvero il Tiobec, un medicinale che contiene l’acido alfa lipoico, una molecola simile alle vitamine che agisce come antiossidante, utile in caso di danni o traumi celebrali, e per alcune patologie epatiche. Il dottor Di Carlo, nello specifico, indicò il “Tiobec 600, 16 bustine”, scrivendo tra parentesi “Acido alfa lipoico”. Il marito della signora, di conseguenza, si recò nella farmacia in questione per prendere il farmaco. «Il farmacista però, non solo non riuscì a interpretare la ricetta correttamente», spiega Piccari, «ma addirittura ordinò appositamente il principio attivo dell'acido alfa lipoico in un deposito farmaceutico di Ancona, in quanto il prodotto in questione, ovviamente, non è in libera vendita ma a esclusivo uso e consumo delle case farmaceutiche, che lo utilizzano per la produzione dei farmaci». Il farmacista, dunque, invece del Tiobec, consegnò al marito della signora l’acido alfa lipoico, ovvero il principio attivo del farmaco. S.M., fidandosi del farmacista, ingerì l’acido alfa lipoico in polvere, subendo un grave avvelenamento.
Grazie però al tempestivo intervento dell’ambulanza, al conseguente ricovero e alla lavanda gastrica, riuscì a salvarsi, senza gravi conseguenze. «Due giorni fa, dopo circa un anno, e dopo varie visite di controllo e un lungo tira e molla con la compagnia assicurativa della farmacia», continua Piccari, «con il farmacista stesso che ha correttamente e tempestivamente sporto denuncia di sinistro, non senza fatica e dopo vari dinieghi, sono riuscito a fare ammettere la responsabilità del loro assicurato e, di conseguenza, concordare un risarcimento economico per il danno subito dalla signora».
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