Telecamere celate per dieci anni in un cestino della piscina: tra le vittime anche una politica e una donna diventata suora<BR>

Filma di nascosto 100 donne sotto la doccia

L'archivio osè nella casa dell'istruttore di nuoto: la procura lo rinvia a giudizio

 ATRI. L'accusa è pesante: per anni avrebbe filmato circa cento donne, tra cui ragazze minorenni, con una telecamera nascosta davanti alle docce degli spogliatoi femminili della piscina comunale di Atri. Per questo un ex istruttore di nuoto è finito a processo con una citazione diretta del pm Davide Rosati. Prima udienza ad ottobre.  Tra le donne filmate mentre si fanno la doccia anche un esponente politico e una ragazza che ora è diventata suora.  Nei confronti di Amicangelo Capanna Piscè, 51 anni, di Atri, docente di sostegno nella scuola secondaria e all'epoca dei fatti istruttore di nuoto nella piscina, il sostituto procuratore ipotizza il reato di interferenze illecite nella vita privata: un reato punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Secondo l'accusa le riprese sarebbero state fatte per anni, forse dieci, senza che nessuno si sia mai accorto di nulla.  Il materiale filmato è stato trovato nell'abitazione dell'uomo qualche anno fa, quando l'insegnante di educazione fisica venne coinvolto in una indagine nazionale sulla pedopornografia partita da Catania su iniziativa della polizia postale e delle comunicazioni. Una operazione che all'epoca coinvolse numerose persone in vari angoli della penisola.  E proprio nel corso di una perquisizione domiciliare nella casa del prof i poliziotti trovarono decine di cassette con le immagini risultate poi rubate nello spogliatoio della piscina. Cassette che, secondo l'accusa, sarebbero state catalogate a seconda delle varie tipologie con tanto di nome e cognome delle ignari protagoniste: donne brune, donne bionde, ragazze minorenni. Nel giugno del 2009 il docente venne arrestato con l'accusa di produzione e detenzione di materiale pedopornografico.  Per questo episodio nel gennaio del 2010 l'uomo è stato giudicato con il rito abbreviato dal tribunale dell'Aquila (competente per il tipo di reato): Piscè è stato assolto dall'accusa più grave, quella relativa alla produzione di materiale pedopornografico (per la quale è prevista una pena da sei a dodici anni di reclusione), e condannato a due anni per detenzione di immagini pedopornografiche scaricate da internet sul proprio computer.  Secondo quanto emerso durante il processo l'insegnante avrebbe più volte navigato su siti internet pedopornografici. E proprio dall'Aquila è partita la segnalazione alla procura teramana a cui sono arrivati gli atti riguardanti le immagini riprese con la telecamera nascosta nello spogliatoio femminile della piscina comunale. Qualche settimana fa il pm Rosati ha firmato l'avviso di conclusione delle indagini per le videocassette ritrovate nell'abitazione dell'uomo e il decreto di citazione diretta a giudizio: secondo la procura il docente con più azioni esecutive si sarebbe procurato indebitamente immagini attinenti alla vita privata di persone sia maggiorenni che minorenni. Dopo la scoperta dei filmati nell'abitazione dell'uomo, avvenuta nel 2009, tutte le donne sono state convocate dalla polizia per verificare il contenuto delle cassette. Le parti offese, molte sono assistite dall'avvocato Manola Di Pasquale, chiederanno di costituirsi parte civile.

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