Forlini al Ruzzo, vincono Pdl e Sottanelli

L’alleanza Centrodestra-Scelta Civica decide il nuovo corso, due donne come vice. I sindaci Pd fanno un buco nell’acqua

TERAMO. Bilancio approvato, Antonio Forlini eletto presidente e nuovo cda snellito a tre. Da una parte, l’esito dell’assemblea dei sindaci alla Ruzzo Reti rispetta un copione già scritto. Dall’altra, il nuovo asset della Spa che gestisce il servizio idrico nel Teramano, mette in luce evidenti difficoltà degli esponenti del Partito democratico a far sentire la propria voce e mettere becco nella questione. Ma andiamo con ordine: interventi serrati e discussioni anche piuttosto accese. Con i sindaci del centrosinistra che abbandonano l’aula prima della votazione finale. Tutto questo in quattro ore di assemblea alla sede di via Dati. All’inizio il clima è piuttosto tranquilo e l’unico diverbio è legato alla scelta dell’acqua al tavolo dei relatori, coordinato da Carlo Ciapanna, ex presidente e presidente facente funzioni. Possibile che contutto questo ben di Dio che esce dai rubinetti del Ruzzo si debbano spendere soldi al bar per comprare bottigliette di minerale? A sollevare la questione è l’exsindaco di Civitella del Tronto, Mario Tulini. Poi arriva “l’extra-omnes” e i giornalisti vengono fatti uscire fuori, perché i sindaci fanno capire di voler discutere senza interferenze esterne. I più restano nel cortile, accalcati su una colonna, nella speranza di origliare qualcosa. Attaccato con del nastro adesivo c’è un cartello inquietante che prega cortesemente tutti i dipendenti del Ruzzo che usufruiscono dell'auto aziendale di spegnere l'autoradio, le luci, chiudere i finestrini e chiudere il veicolo, una volta rientrati in sede. Qualcuno vorrebbe aggiungere a penna “speriamo almeno si ricordino di spegnere il motore...”, ma poi lascia perdere.

L’assemblea entra nel vivo quando si parla del bilancio. Un’approvazione tutt’altro che scontata alla luce delle riserve espresse dai revisori dei conti. E poi, sulle spalle degli addetti ai lavori c’è l’ombra dell’esposto presentato dalla Uil. Un documento, inoltrato, in Procura dal segretario provinciale Alfiero Di Giammartino, in cui si ipotizza una situazione debitoria che potrebbe superare anche i 95milioni di euro e che potrebbe avere ripercussioni non solo sui livelli occupazionali, ma sulle stesse tasche dei Comuni soci e quindi dei cittadini. Di Giammartino denuncia anche “l’autoassunzione” del cda con contratti di collaborazione e l’inserimento del patrimonio immobiliare nelle voci in entrata per chiudere il bilancio.

In ogni caso, il bilancio passa con con 23 voti del centrodestra, 18 contrari (tra i quali quello di Corropoli, anche lui centrodestra) e l'astensione dell'altro comune di centrodestra, Martinsicuro. I voti, a onor del vero, sono l’espressione del parere favorevole di 17 sindaci. I contrari sono altrettanti, però il sistema di quote delinea l’approvazione del documento. La discussione si infiamma quando si inizia a parlare del nuovo cda.

Uno scontro aspro a tal punto che i sindaci del centrosinistra abbandonano l’aula lasciando il centrodestra a incoronare Forlini. Ad affiancare il nuovo presidente, manager del gruppo amadori saranno due Lorella Di Giacinto, funzionaria del comune di Nereto e Francesca Di Giosia, del comune di Cellino Attanasio. Sono state votate anche loro in blocco da Maurizio Brucchi e compagni. La riduzione del numero dei componenti del consiglio e la scelta di due funzionarie permetterà di risparmiare. Deluso però Ciapanna. «Lascio il Ruzzo sì ma anche la politica», dichiara l'ex sindaco di Valle Castellana. «Sono deluso come uomo da Chiodi, da Tancredi e Brucchi». Entusiasta il sindaco di Teramo, giunto al Ruzzo in bici. «Il centrosinistra ha perso un’altra occasione per votare il bilancio, assumendosi questa responsabilità», sottolinea Brucchi.

«Da quando sono sindaco ho sempre votato i bilancio, anche quando gli enti erano guidati dall’altra parte politica. Questo ente ha bisogno di un documento approvato e di un cda ridotto». A fine assemblea la rabbia del sindaco di GIulianova, Francesco Mastromauro: «Purtroppo il centrodestra ha deciso di andare ad una prova di forza, dimostrando ancora una volta di considerare un bene pubblico come il Ruzzo un organo politico e di partito. Non ci hanno consentito scelte condivise».

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