Frana di Ponzano, due anni per ricostruire le case

A un mese dalla frana che ha devastato la frazione di Civitella del Tronto il sindaco annuncia: «Avremo i fondi, saranno rifatte in un’altra zona»

CIVITELLA DEL TRONTO. Prima di essere mille altre cose questa è la storia di chi non si arrende. Perchè un mese dopo la frana che ha devastato Ponzano, tra le case chiuse che crollano e la terra che continua a muoversi anche se sempre più lentamente, la gente guarda al dopo. A quando potrà ricostruire e ricominciare. «Due anni» scommette Cristina Di Pietro, combattivo sindaco di Civitella che esulta per il recente provvedimento con cui si sancisce l’equiparazione tra danni da terremoto e danni da frane. Dice il primo cittadino: «E’ stato approvato l’emendamento che prevede la copertura economica della ricostruzione degli edifici interessati dai movimenti franosi anche attraverso la delocalizzazione e questo per noi è di fondamentale importanza, Perchè significa che la gente avrà i fondi per rifare le abitazioni. Io sono convinta che entro due anni riusciremo a farcela, riusciremo a ricostruire anche se in un luogo diverso. Certo bisognerà fare i conti con i tempi della burocrazia italiana, ma noi faremo di tutto per farcela».

LA RICOSTRUZIONE. Ed è un fitto calendario quello che l’amministratore ha già messo nero su bianco contro l’avanzare del tempo. Un mese dopo la frana che ha cancellato parte di una delle frazioni più popolose di Civitella, il sindaco programma riunioni con i residenti per illustrare come muoversi operativamente e mette in cantiere incontri con l’ufficio della ricostruzione. Da lunedì, intanto, partiranno i nuovi incontri con i tecnici della Protezione civile per mettere a punto le prime inagibilità. «Per ora ci sono solo le ordinanze di sgombero», spiega Di Pietro, «ma ora bisognerà fare quelle di inagibilità». Ma dove si ricostruirà Ponzano? E’ evidente che la scelta sarà determinata soprattutto dalle indicazioni dei tecnici. «L’area individuata dovrà avere determinate caratteristiche geofisiche», precisa l’amministratore, «e per questo saranno fondamentali le indicazioni che arriveranno dai tecnici. Una cosa posso assicurare: sicuramente ci sarà una delocalizzazione ma ricostruiremo non lontano da Ponzano perchè la gente è nella zona che vuole restare». I 120 sfollati, tutti coloro che in questi trenta giorni da un momento all’altro hanno dovuto abbandonare le loro case, ora sono in autonoma sistemazione tra alloggi presi in affitto e sistemazione in alcuni hotel della zona.

LA STORIA SIMBOLO. «Il dolore non passerà mai perchè perdere così la casa di una vita è un colpo al cuore, ma noi abruzzesi siamo gente forte e ricominciamo. Mio padre riparte dal suo orto»: Iolanda Tortù è uno dei tre figli di Severino e Silvana, i due coniugi di 70 e 63 anni proprietari della prima casa crollata, l’abitazione diventata l’immagine simbolo della frana di Ponzano. Oggi vivono in una casa in affitto a Borrano, a qualche chilometro di distanza dalla loro Ponzano. Aspettano di poter ricostruire. «Per i miei genitori così come per tutta la gente del posto che ha perso la casa non è facile e non sarà facile», racconta la figlia, «ma non si abbattono, nessuno di noi si abbatte. Si ricomincia a vivere dai piccoli gesti quotidiani come quello di ricominciare a coltivare un orto. Noi abbiamo la terra a Ponzano, abbiamo degli ulivi che dovevano essere potati ma tutta quella zona continua ad essere interdetta per motivi di sicurezza. Mio padre si sta preparando a rifare l’orto in un altro posto perchè per ricominciare si parte anche dalle piccole cose». Che poi così piccole non sono. Perchè qui a Ponzano c’è chi, come il signor Franco, 78 anni e una vita di lavoro in fabbrica, ogni giorno torna a vedere la sua casa ormai spostata in avanti dalla potenza della frana. «L’avevamo costruita io e miei due figli»,racconta, «ci abitavamo insieme. Oggi abbiamo trovato una grande abitazione in affitto perchè siamo abituati a vivere insieme. Non è facile. Tutte le volte che vengo qua dico: ma perchè è successo? Poi penso che siamo tutti vivi e che le case si possono ricostruire. E noi lo faremo».

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