in tribunale

Giulianova, intascava i soldi dei loculi, a giudizio per peculato

Ex dipendente del Comune è accusata di aver falsificato ricevute e firme del dirigente del settore cimiteriale per intascare 800 euro. In un altro processo deve rispondere dello stesso reato ma per una cifra di 60 mila euro

TERAMO. Il gup del Tribunale di Teramo Domenico Canosa ha rinviato a giudizio per peculato e falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici una dipendente del Comune di Giulianova, oggi in pensione. La donna, che all'epoca dei fatti lavorava come addetta all'ufficio servizi demografici e concessioni cimiteriali, è accusata di aver intascato i soldi versati da alcuni cittadini per il rinnovo dei loculi e di aver consegnato agli ignari contribuenti dei falsi bollettini attestanti il versamento delle somme ricevute e falsi contratti di concessione di rinnovo degli stessi loculi, apponendo sui vari atti la firma falsificata del dirigente del relativo settore. Due, in particolare, gli episodi contestati, per una somma complessiva di circa 800 euro di cui si sarebbe indebitamente appropriata. Ma per la donna non si tratta del primo rinvio a giudizio per questa vicenda. A settembre, infatti, l'ormai ex dipendente del Comune di Giulianova comparirà davanti ai giudici per un altro processo che la vede imputata sempre con le accuse di peculato e falso, alle quali in questo caso si aggiunge anche quella di truffa, e relativo ad un precedente fascicolo, a firma di un altro pm, per fatti analoghi risalenti ad un periodo appena precedente. In questo caso la donna è accusata sempre di aver intascato, dal 2009 al 2010, somme versate dai contribuenti per i servizi cimiteriali e il rinnovo delle concessioni per i loculi, con un danno per il Comune di circa 60 mila euro. E sempre con lo stesso trucco. Una vicenda, questa, per la quale lo scorso anno la donna aveva chiesto il rito abbreviato, con la relativa udienza che si era però conclusa con il rinvio degli atti al pm da parte del giudice. Il magistrato, in quell'occasione, aveva infatti ravvisato un peculato più grave di quello contestato dal pubblico ministero titolare del fascicolo, al quale aveva rinviato gli atti per un nuovo capo di imputazione.