Il Pd alla resa dei conti

Delineati gli schieramenti per Franceschini e Bersani.

TERAMO. Il Pd fa i conti con se stesso. Chiusa la campagna di tesseramento, il partito ha avviato la fase congressuale che, tra l’autunno e l’inverno, porterà all’investitura dei nuovi vertici nazionali e locali. Le ferite delle sconfitte elettorali nelle amministrative bruciano ancora e il confronto interno continua a richiamare le responsabilità della dirigenza teramana. Gli schieramenti che si stanno formando intorno a due principali candidati alla segreteria nazionale, l’uscente Dario Franceschini e l’ex ministro Ds Pierluigi Bersani, ma soprattutto la lunga corsa verso la scelta del nuovo segretario provinciale, rischiano d’innescare un “bagno di sangue”. In provincia sono state distribuite 5.109 tessere.

Teramo ha raccolto 635 aderenti, seguita da Roseto, roccaforte del parlamentare Tommaso Ginoble, leader dell’ala che controlla il partito e alla quale vengono attribuite le colpe più grandi per gli esiti elettorali, con 575 iscritti. Adesioni consistenti sono arrivate anche da Giulianova (377), Pineto (330), Mosciano (323), Montorio (317) e Bellante (275). L’appuntamento con le primarie nazionali è fissato per il 25 ottobre. I ginobliani, con in testa il segretario provinciale uscente e consigliere regionale Giuseppe Di Luca, appoggiano Franceschini. Al loro fianco potrebbero avere la componente che fa capo al presidente della Tercas Lino Nisii rappresentata da Valeria Franceschini, presidente provinciale del partito. Tra queste due anime entrambe ex Margherita non è mai corso buon sangue, per cui l’alleanza potrebbe non perfezionarsi. Con il segretario nazionale uscente sono schierati anche il sindaco di Crognaleto Giuseppe D’Alonzo e quello di Pineto Luciano Monticelli.

A sostenere Franceschini ci sarebbero anche alcuni ex Ds, tra cui l’ex parlamentare rosetano Nicola Crisci e l’ex segretario provinciale Luigi Ianni, che però non hanno ancora preso una posizione ufficiale. L’ala sinistra del Pd appoggia Bersani. Per l’ex ministro sono in campo una schiera di sindaci, tra cui Francesco Mastromauro (Giulianova), Orazio Di Marcello (Mosciano), Franco Di Bonaventura (Roseto), Renzo Di Sabatino (Bellante), Mauro Scarpantonio (Controguerra) e Gabriele Ruggieri (Castellalto), e dirigenti storici come Stefania Misticoni, Marco Verticelli e il consigliere regionale Claudio Ruffini. L’avvicinamento ai congressi è contrassegnato dalle polemiche. Andrea Guizzetti, segretario di circolo di Montorio, definisce il Pd «il partito che non c’è».

Secondo lui, che prende spunto dalle recenti contestazioni mosse da Monticelli alla dirigenza locale, le sconfitte elettorali sono il segno tangibile di una linea politica inesistente e di scelte sbagliate. «Dopo la costituzione del coordinamento provinciale», sottolinea Guizzetti, «abbiamo solo assistito a un quotidiano silenzio». Lo scontro interno potrebbe arrivare al culmine con l’elezione del nuovo segretario, fissata per l’11 gennaio: le anime del Pd potrebbero arrivare divise alle primarie provinciali. Resta aperta anche la strada della mediazione che sfocerebbe nella candidatura unica, sostenuta dal sindaco di Montorio Alessandro Di Giambattista. La tesi della convergenza, se diventasse prevalente, eviterebbe al partito una sanguinosa resa dei conti.