Il racconto del boss pentito «I miei traffici con Teramo» 

Un mese fa in tribunale la deposizione del collaboratore di giustizia Oliva «Ero in fuga dalla guerra di Caivano, vivevo qui e facevo arrivare di tutto» 

TERAMO. Nelle aule giudiziarie i fatti confermano gli scenari ipotizzati da quelle indagini che ormai da tempo hanno messo in luce la presenza nel Teramano di affiliati della camorra. E pesano come macigni sull’immagine di un’isola felice che probabilmente non esiste più da tempo. Un mese fa, nel corso del processo in corso per un giro di droga e usura, è stato il pentito Carlo Oliva, ex boss del clan camorristico La Montagna di Caivano e oggi 38enne entrato nel programma di protezione con una nuova identità, a raccontare i suoi trascorsi teramani (tra il 2011 e il 2012) prima della latitanza culminata con l’arresto nell’aprile del 2013 e l’organizzazione dei traffici tra Napoli e Teramo.
Oliva è stato sentito in aula come teste citato dal pm Luca Sciarretta nell’ambito del processo che tra gli imputati vede Giuseppe Cacciapuoti , campano residente a Mosciano, a processo insieme ad altri due per un vasto giro di usura, estorsioni, rapine e spaccio. «Io e Cacciapuoti ci siamo conosciuti nel carcere di Castrogno dove eravamo detenuti e dove io stavo finendo di scontare una delle mie condanne», ha detto Oliva, «quando sono uscito sono tornato a Caivano per riprendere in mano il controllo dello spaccio al Parco verde. Un giorno mi ha chiamato Cacciapuoti e mi ha detto se potevo portare della cocaina a Teramo. Ho iniziato a mandare 200, 300 grammi alla volta con i corrieri che prendevano l’autobus da Napoli e arrivavano all’Aquila. Ad ogni corriere, tutta gente nostra, gli davo 2mila euro. Cacciapuoti pagava regolarmente, ci si poteva fidare, e la richiesta aumentava».
A Caivano la guerra tra clan impazzava e così, per allontanarsi un pò, Oliva decise di trasferirsi nel Teramano. «Ho chiesto a Cacciapuoti di trovarmi casa», ha detto ancora, «e lui ne ha trovata una ad Alba Adriatica. Mi sono sistemato e i pacchi di cocaina tra Napoli e il Teramano volavano. Da Caivano arrivavano corrieri che portavano fino a due chili di droga al mese. Arrivava nascosta nelle ruote di scorte delle auto, coperta dal caffè per non far sentire l’odore. Avevo una pistola P38 pronta all’uso che mi aveva dato Cacciapuoti perchè non sai mai chi puoi incontrare». Dopo Alba Oliva si trasferì a Teramo, in una casa del centro, da dove ha continuato a gestire il traffico.(d.p.)
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