Insulti al primario di Urologia, 58enne di Campli a processo 

L’uomo deve rispondere di oltraggio a pubblico ufficiale Offese in reparto mentre attendeva di essere ricevuto 

TERAMO. In presenza di diversi testimoni avrebbe rivolto degli insulti al primario del reparto di urologia dell’ospedale di Teramo, convenzionato con l’università dell’Aquila, Carlo Vicentini. Un’accusa che ha visto finire a processo, con l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale, Roberto Francioni, 58 anni, di Campli, difeso dall’avvocato Mario Antonietti. La prima udienza si sarebbe dovuta svolgere ieri, ma è stato rinviata al 31 gennaio per la mancata notifica alla parte offesa. I fatti contestati all’uomo risalgono a ottobre del 2017 quando secondo l’accusa, non essendo stato ricevuto dal primario l’imputato, «all’interno del reparto di urologia dell’ospedale civile, in presenza di più persone, offendeva l’onore e il prestigio di Vicentini Carlo», come si legge nel capo di imputazione, insultandolo con frasi quali «primario di serie z» e altri epiteti offensivi. Accuse che adesso dovranno essere provate all’interno del dibattimento, che si aprirà a gennaio davanti al giudice Enrico Pompei. «Quel giorno ero nella mia stanza ed ero impegnato in un’attività», racconta Vicentini, raggiunto al telefono, «Un signore si è avvicinato alla porta, che era aperta, e mi ha chiesto se fossi il professor Vicentini. Poi ha fatto segno di volermi parlare e io gli ho fatto cenno di aspettare. È stato lì per un po’ e poi ha iniziato a blaterare parole che sono state ascoltate anche da alcuni testimoni e da un vigilantes che era in reparto». A quel punto il primario aveva riferito l’accaduto agli agenti del posto di polizia dell’ospedale. «Io mi sono limitato a segnalare agli uffici di polizia che c’era un uomo che gridava in reparto», ha aggiunto Vicentini, «e a riportare le sue parole, che sono poi state riferite anche dai testimoni, invitando le forze di polizia a verificare chi fosse. Poi di questa storia non ho saputo più niente». La vicenda, intanto, dal punto di vista giudiziario è andata avanti, con il 58enne finito a processo. «Non sappiamo come si sia arrivati ad identificare il mio cliente come responsabile», ha detto l’avvocato Antonietti, «visto che dagli atti del procedimento non c’è la prova dell’avvenuta identificazione». (a.m.)
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