La crisi ferma anche gli scavi: addio necropoli di 7mila anni fa

Il ministero dà lo stop al sito di Ripoli, tra i più antichi e preziosi d’Abruzzo, scoperto nel 1867 Appello a Regione, Provincia e Fondazione Tercas per non far restare i tesori sottoterra

VAL VIBRATA. La crisi ferma anche gli scavi: addio al villaggio del 5000 a.C. Stoppati i lavori archeologici per portare alla luce l’insediamento di Ripoli risalente al neolitico, a causa della carenza di fondi pubblici dal Ministero dei Beni Culturali. Finisce così l’interessante progetto del “cantiere aperto”, che nel 2011 aveva permesso di far ripartire gli scavi lungo la SP 259 e aprirli a tutti i curiosi, dopo 40 anni di buio e disinteresse generale. L’appello degli studiosi alle istituzioni era: «Cogliete l’importanza di Ripoli». Ma di quest’appello rimane ora solo l’amarezza per l’illusione, durata appena due stagioni estive, di poter scoprire tutta la verità su un villaggio vibratiano talmente importante da aver dato il proprio nome alla cultura neolitica di Abruzzo, Marche e non solo: la cultura di Ripoli, appunto. Il villaggio, infatti, era stato scoperto dal medico condotto di Corropoli e archeologo Concezio Rosa nel 1867, dopo aver seguito una lunga scia di reperti scovati in tutta la Val Vibrata che davano importanti indicazioni sul neolitico del centro Italia, sull’arte, sull’economia e sulla società di quell’epoca. Poi tanti studi e scavi, che avevano portato alla luce le prime capanne, il fossato di protezione, la necropoli e tanti altri oggetti, soprattutto in ceramica, che sono stati distribuiti nei musei in giro per l’Italia e l’Europa. Scavi durati fino al 1970, quando su Ripoli calò il sipario, nonostante fosse oggetto di studi universitari. Nel 2011, dopo 40 anni di silenzio, finalmente i riflettori tornarono sul sito archeologico a metà strada tra Alba Adriatica e Corropoli, grazie ad una collaborazione tra la soprintendenza per i beni archeologici abruzzese, il Comune di Corropoli e la onlus Italico. Gli scavi ripartirono sotto la direzione del soprintendente toscano dei beni archeologici, Andrea Pessina, mentre un museo veniva allestito vicino al sito. Erano stati scoperti, infatti, manufatti risalenti addirittura all’8000 a.C., prima ancora della civiltà del neolitico. In tanti, curiosi, esperti, ma anche turisti affascinati dalle scoperte di Ripoli, facevano visita al sito archeologico, aperti al pubblico, durante gli scavi estivi del 2011 e del 2012. Ma nel 2013 il sipario è tornato a calare sul villaggio di Ripoli a causa dei pochi fondi dal Ministero, rallentando un’attività scientifica che coinvolge direttamente ricercatori da Chieti, Lecce, Firenze, Roma e Como, che ora rimarranno chiusi in laboratorio a studiare i reperti. Mentre i turisti, i cittadini, gli esperti attirati dall’importanza del sito archeologico di Ripoli, rimarranno lontani. «Acceleriamo l’emersione di una delle poche eccellenze di cui disponiamo, che va compresa profondamente e sostenuta», l’accorato appello che Maurilio Migliorati e Dino Di Berardino di Italico rivolgono alle associazioni e alle imprese, mentre alla Regione, alla Provincia e alla Fondazione Tercas chiedono: «Cogliete la valenza culturale, economica e sociale della proposta di recupero e valorizzazione di Ripoli».

Luca Tomassoni