La dottoressa fantasma a giudizio insieme all’ex primario Uncini

Il neurologo e docente universitario a Chieti faceva effettuare dalla collaboratrice degli esami clinici senza contratto né assicurazione. Il pm accusa: l’ha indotta promettendole una borsa di studio

TERAMO. Voci, sospetti, accuse. Che ben presto, secondo la Procura, sarebbero diventate una certezza. Perché quando a novembre del 2012 i carabinieri entrarono nell’ambulatorio di elettromiografia del Mazzini, dove risultava in servizio l’allora primario di neurologia Antonino Uncini, al suo posto trovarono una sua collaboratrice all’università di Chieti: la dottoressa Francesca Notturno. Che pur non avendo, secondo la Procura, alcuna autorizzazione per lavorare all’interno della Asl e quindi nessuna assicurazione per esercitare, stava effettuando delle elettromiografie. Accuse che ieri pomeriggio, al termine dell’udienza preliminare davanti al gup Giovanni de Rensis, sono costate ad Uncini e alla Notturno, difesi dagli avvocati Gennaro Lettieri e Mario Del Principe, il rinvio a giudizio per concorso in falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e tentato peculato. Ma non solo. Perché ad Uncini la Procura contesta anche la truffa aggravata, l’induzione indebita a dare o promettere utilità e l’usurpazione di funzioni pubbliche. Accuse gravissime che adesso dovranno essere provate nel corso del processo che si aprirà il 1° settembre 2015, con la Asl che si è già costituita parte civile attraverso il proprio legale, l’avvocato Annalisa Caschera.

La bufera che aveva investito Uncini, ed aveva portato alle sue dimissioni, era scoppiata a novembre del 2012, quando i carabinieri erano entrati nell’ambulatorio di elettromiografia del Mazzini trovando, al posto del primario, una dottoressa che non aveva alcuna autorizzazione per lavorare all’interno della Asl di Teramo. Una collaboratrice di Uncini all’università di Chieti che secondo l’accusa per diversi mesi, in alcuni giorni, avrebbe svolto determinati accertamenti al posto del primario. Uncini, sempre secondo la Procura, in quei giorni sarebbe stato assente pur risultando in servizio con tanto di firma sui referti. Accuse che hanno fatto scattare sia per Uncini che per la Notturno il reato di falso e per Uncini anche quella di truffa. Perché, secondo il capo d’imputazione, sulla base degli esami effettuati dalla sua collaboratrice il primario avrebbe eseguito altre visite ed esami a pagamento ai quali altrimenti non avrebbe avuto diritto, per circa 12mila euro. E questo sulla scorta del suo contratto, che prevedeva anche la possibilità di effettuare esami in regime di “intramoenia”.

Ma le accuse per Uncini non finiscono qui, perché secondo la Procura il professionista abusando del suo ruolo di primario e anche di docente in aspettativa all’università di Chieti avrebbe indotto la Notturno ad effettuare quegli accertamenti prospettandole il rinnovo della borsa di ricercatore presso la stessa università. Tanto da ottenere dall’ateneo l’istituzione di un bando per l’assegnazione di un assegno di ricerca da 25.400 euro da attribuire alla dottoressa. Questa però non avrebbe presentato la domanda perché nel frattempo era scattata l’indagine della Procura. Infine, per gli inquirenti, Uncini pur essendo stato sospeso per 15 giorni si sarebbe recato comunque in reparto. Di qui l’accusa anche di usurpazione di funzioni pubbliche. Accuse per le quali a maggio il pm Davide Rosati aveva chiesto il processo sia per Uncini, che nel frattempo si era dimesso, sia per la dottoressa Notturno, e che ieri hanno retto al primo banco di prova davanti al gup. La parola, adesso, passa ai giudici del collegio.

Alessia Marconi

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