La polemica sul web «Perché anche l’assassino in chiesa?» 

Molte le reazioni indignate per i funerali in contemporanea Seccia: «È Dio a giudicare. Il caso Welby? Decise Ruini»

TERAMO. La polemica è partita immediata sulla pagina Facebook de Il Centro subito dopo la pubblicazione della notizia che i funerali dell’oncologa Ester Pasqualoni e del suo assassino Enrico Di Luca si sarebbero svolti nel pomeriggio di ieri, alla stessa ora, in due chiese di Teramo. «Vittima e carnefice insieme nell’ultimo viaggio: perché?», il tono dei commenti indignati di alcuni lettori. Ma soprattutto a indignare è stata la notizia dei funerali in chiesa di Di Luca. «Funerale in chiesa per lui? Mah, uno che ha tolto brutalmente la vita ad una povera ed innocente anima.... e poi se l'è tolta lui? Spregio e disprezzo verso la vita... e pure il funerale in chiesa!», ha scritto Marco Esposito. «Ma sai che vergogna proveranno i familiari di questo assassino?», è il punto di vista di Sara Alessandrini. «Ma chi ci andrà a questo funerale? Io non ci andrei neanche se fossi il figlio».
E c’è anche chi, come Yuri Consorti, ha ricordato il caso di Piergiorgio Welby, il giornalista romano affetto da distrofia muscolare, morto il 20 dicembre 2006 in seguito a suicidio assistito dopo essersi battuto a lungo per un fine vita dignitoso. «Mi sfugge qualcosa», ha commentato Consorti su facebook, «a quella povera e sfortunata anima di Welby non fu concesso il funerale religioso perché scelse l’eutanasia. A questo assassino vigliacco suicida sì. C’è davvero qualcosa che non riesco a capire… citando Ruini all’epoca del caso Welby “porre fine alla propria vita contrasta con la dottrina cattolica”. Questo b. non solo ha posto fine alla sua vita, ma ha prima rovinato e poi spezzato anche quella di una donna splendida ed esemplare (…). E questo a. è dunque meritevole di ricevere un funerale religioso? Assurdo».
Ma dal punto di vista ecclesiastico come stanno le cose? Come la Chiesa giustifica una disparità di trattamento come nel caso di Welby e di Di Luca? Lo abbiamo chiesto al vescovo di Teramo Michele Seccia, capo della diocesi che ha deciso di ammettere in chiesa per il rito funebre Di Luca. «La prassi di vietare i funerali in chiesa dei suicidi c'era, soprattutto quando il suicidio avveniva in spregio al rispetto della vita. Poi invece è passato pian piano il discorso di far prevalere la misericordia. Il concetto è: non si può anticipare il giudizio di Dio. Perché Dio rispetta la nostra libertà, non si impone ma si propone. Non sappiamo cosa può esserci stato negli ultimi momenti di quest'uomo, sappiamo invece che i sentimenti più radicali – amore e odio – finiscono per essere incontrollabili. Resta l'uccisione di una vita innocente che certamente non si può giustificare, così come non si può giustificare neanche il suicidio, ma ripeto, il giudizio spetta solo a Dio. Il suicidio assistito? La Chiesa non l'ha mai approvato, pur non negando il funerale. A Welby fu negato? Lì ci fu una presa di posizione del cardinale Ruini, c'è stato qualcosa che mi sfugge e sul caso non riesco a dare un giudizio netto e preciso». (red.te.)
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