«La Regione esclude la Vibrata dal turismo archeologico» 

I sindaci di Corropoli, Martinsicuro e Tortoreto contestano il mancato invito alla Borsa di Paestum «Dimenticati siti come il villaggio neolitico di Ripoli, l’antica Truentum e la Villa delle Muracche»

VAL VIBRATA. «La Regione va a Paestum, alla 21ª edizione della Borsa mediterranea del turismo archeologico dimenticando che in Val Vibrata nacque una cultura, diffusasi nelle attuali Abruzzo e Marche capace di produrre del vasellame dipinto di qualità eccezionale e il villaggio neolitico di Ripoli (5200-4000 a.C.), scoperto nel 1865 da Concezio Rosa, che ne è il sito principale, costituendo uno dei “santuari” della preistoria italiana». Sono piccati i sindaci di Corropoli Umberto D’Annuntiis, di Martinsicuro Massimo Vagnoni e di Tortoreto Domenico Piccioni per l’esclusione della Vibrata dalla trasferta campana.
A Corropoli, il nuovo percorso di ricerca scientifica della civiltà di Ripoli, diretta da Andrea Pessina, soprintendente di Firenze, è stato avviato nel 2011, dopo una pausa di quaranta anni, grazie alla stretta collaborazione tra soprintendenza archeologia abruzzese, Comune di Corropoli e Italico onlus. «I nuovi dati confermano il potenziale dell'area archeologica e ampliano l'importanza di Ripoli per l’archeologia preistorica italiana», commenta D’Annuntiis, «Ripoli, quindi, riveste un ruolo di grandissimo interesse per la storia dell’agricoltura in Abruzzo e in tutta l’Italia centrale, poiché è provata l’esistenza di sistemi agricoli estremamente sviluppati. La valenza culturale, economica e sociale del villaggio neolitico di Ripoli è stata compresa dalla presidenza del consiglio dei ministri che l’ha selezionata tra oltre settemila progetti provenienti da tutta Italia affinché si possa meglio ancora tutelare e valorizzare una delle poche reali eccellenze di cui dispone l’Abruzzo. Al contrario, invece, sembra che la Regione non se ne sia accorta».
A Martinsicuro i resti dell’antica Truentum-Castrum Truentinum, che le fonti antiche attribuiscono alla leggendaria popolazione dalmata dei Liburni, sono una fondamentale testimonianza archeologica dei rapporti di questo abitato e quindi della vasta area ai confini delle attuali Abruzzo e Marche, con Roma. «L’abitato d’epoca romana, oggetto di scavi archeologici recenti e di importanti rinvenimenti e nuove acquisizioni era il terminale, tramite la via Salaria, con la Roma dell’età repubblicana e della prima età imperiale. Truentum-Castrum Truentinum era un approdo sia commerciale che strategico», aggiunge Vagnoni. A Tortoreto la Villa delle Muracche documenta otto secoli di produzione agricola, in particolare vino, fino al quinto secolo. «Questa domus, con splendidi mosaici, fu costruita secondo uno schema diffuso in età romana: la pars urbana, in posizione panoramica verso il mare, ospitava la zona residenziale e locali di lavoro», afferma Piccioni, «al fine di contrastare la concorrenza dei vini importati da Spagna e Gallia, la villa rustica fu ampliata in età giulio-claudia con l’introduzione di un nuovo vitigno».
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