«Licenziato perché era in malattia»

L’azienda ribatte alle accuse di omofobia della drag queen.

TERAMO. «No, non è discriminzione sessuale ma è come dire: sono malato e vado a giocare a pallone». Chi parla è Sabatino Ciprietti che, oltre a difendere il re delle cliniche, Enzo Angelini, e altri big dell’imprenditoria abruzzese, è l’avvocato della grande società per prodotti per la casa che ha licenziato Lady Limoncella.
Al secolo Giuseppe, 34 anni, originario di Sorrento ma residente a Tortoreto, che si esibisce come drag queen: si veste da donna per ballare e cantare al Phoenix di Pescara. La sua vocazione artistica gli è costato il posto di lavoro, ma lui ha impugnato il licenziamento e la sua storia, raccontata dal Centro, ha fatto il giro d’Italia.

Giuseppe e il suo legale, Sigmar Frattarelli, sostengono la tesi di «un atto di omofobia che non ha giustificazioni». Il giovane dice che «sul posto di lavoro tutti sapevano delle esibizioni, tanto che molti clienti mi hanno fatto i complimenti e mi hanno chiamato per farmi esibire a feste di compleanno. La motivazione del licenziamemto è veramente incredibile». Per Frattarelli «a sfondo palesemente discriminatorio». Ma Ciprietti, il legale del datore di lavoro, dice la sua: «L’azienda, che cura con grande attenzione i rapporti interpersonali sia con i collaboratori sia con la clientela mai e poi mai avrebbe preso un provvedimento che invada la sfera sessuale. La situazione che si è creata è la conseguenza di un denuncia di infortunio all’Inail, per un incidente stradale, che ha portato il dipendente a un lungo periodo di malattia.

Durante questo periodo, in cui il soggetto doveva essere a riposo, questi invece la sera si dimenava. Non faceva del teatro, ma si esibiva in una vera e propria attività fisica. L’azienda», continua Ciprietti, «nel rispetto della legge ha rilevato questa anomalia e l’ha comunicata anche all’Inail che prenderà le proprie decisioni». Ma come ha fatto a scoprirlo? «E’ stato del tutto occasionale», risponde Ciprietti, «qualcuno, non ricordo chi, ha visto un manifesto che pubblicizzava la serata ed ha voluto avvisarci». Eppure il sospetto che si tratti di dicriminazione è forte... «Non è così», dice il legale, «lo ribadisco perché il provvedimento non dice che, siccome tu fai la drag queen, io ti licenzio. Il problema è un altro e non è uno scherzo.

Il riposo in malattia, dice la giurisprudenza, serve al lavoratore per recuperare le energie psichiche e fisiche. Inoltre, dopo una prima lettera di contestazione, lui ha dato le dimissioni che poi sono state impugnate dal suo avvocato dicendo che non erano volotarie». Ciprietti conclude: «L’ex dipendente da questa situazione avrà molto da guadagnare: farà la drag queen in tutt’Italia».