Lo stilista Flocco crea 10 marchi  per far decollare piccole aziende 

«In questo modo aiutiamo le imprese d’eccellenza teramane ad affrontare i mercati internazionali» E tratta con investitori di vari Paesi per aprire uno show room dove accogliere acquirenti stranieri

TERAMO. Un progetto per far crescere le piccole aziende nei settori moda e agroalimentare. Per dar loro le gambe – e quindi soprattutto le competenze – per affrontare i mercati internazionali.
Il progetto lo lancia lo stilista Filippo Flocco e ha già l’interesse di alcuni investitori internazionali. «Da più di un anno e mezzo ho intessuto rapporti internazionali con le Camere commercio estere che mi segnalavano l’attenzione al “sistema Italia” in Medioriente e Orientei», racconta lo stilista, «così mi sono messo a cercare sul territorio opportunità di produzione, non solo sul tessile ma anche sull’agroalimentare, in grado di soddisfare le richieste in maniera continuativa».
Visto il grande interesse per il cibo e la moda italiani e la disponibilità incassata a livello internazionale da investitori interessati a collaborazioni e partnership Flocco ha pensato di concretizzare queste opportunità. «Anche nella mia funzione di ambasciatore della moda nel mondo ho cercato di individuare aziende che concretamente potessero rispondere alle richieste e ho trovato una grossa problematica in entrambi i settori: le nostre aziende sono poco strutturate, non tutte si sono evolute dal façon e non tutte hanno saputo reagire alla crisi durissima», fa notare Flocco.
Da qui lo stilista-imprenditore ha individuato due filoni di intervento che, alla fine, confluiscono. «Sono detentore di circa 10 licenze a mio nome su diversi settori, dall’abbigliamento di tutti i generi, scarpe, cosmesi e profumeria, cuoio, ecopelle e derivati per borse fino a pasta dolci, oli, aceto balsamico e vino, home signature», precisa, «l’obiettivo è creare partnership con piccole aziende locali, che hanno titoli di eccellenza ma che non hanno la dimensione per accedere al mercato internazionale».
D’altro canto Flocco osserva che c’è bisogno di professionalità specifiche. «Noi siamo gran lavoratori ma il mercato mondiale richiede figure professionali nuove e specializzate», fa notare, «dai manager con una preparazione internazionale ai web comunicatori e ai tecnici della moda e agroalimentari. Abbiamo creato con il mio ufficio stile “Factory” una rete di scambio con l’istituto tecnico Moretti di Roseto e sono in corso contatti anche con altri istituti. Inoltre per livelli superiori stiamo stringendo collaborazioni con gli Its della moda e agroalimentare. E miriamo a creare un istituto politecnico con la collaborazione con le università locali». Ma serve un luogo, un contenitore per tutte queste attività. «Mancano uffici di rappresentanza, show room in cui accogliere i buyer internazionali e presentare i prodotti. Penso anche all’organizzazione di sfilate per piccoli gruppi di acquisto. Bisogna creare un luogo di aggregazione e un laboratorio di idee inizialmente per l’Abruzzo ma in realtà che diventi punto di riferimento per l’Italia centrale». Flocco mantiene il riserbo, ma sta già cercando alcune strutture. D’altronde, osserva, «c’è un fondo internazionale europeo, oltre a società internazionali di investimento che stanno seguendo i nostri business model. I fondi ci sono: essere nell’Ue crea vantaggi e svantaggi, fra i primi c’è la disponibilità di fondi».
A livello personale, invece, Flocco da tempo sta riportando in provincia «commesse d’ordine internazionali di grandi brand, svolgendo anche la funzione di chief manager. Ma ora stiamo cercando di fare il passo successivo: con il mio “Factory” sono direttore creativo di una decina di aziende in entrambi i settori. Stiamo preparando collezioni e prodotti che sappiano affrontare la sfida della commercializzazione internazionale Ad esempio sono in contatto con un pastificio teramano per un progetto di “fashion food”: unire la moda alla pasta».
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