I carabinieri del Nas nell'azienda zootecnica del Teramano

TERAMO

Macellazione di carni pericolose: veterinario e imprenditore nei guai / VIDEO

Controlli del Nas nelle aziende zootecniche dopo il terremoto del 2017: tre misure cautelari firmate dal giudice per frode e commercio di sostanze alimentari nocive  

TERAMO. Capi di bestiame avviati alla macellazione senza i necessari controlli di legge e vendita di prodotti pericolosi per la salute umana, perché provenienti da animali non correttamente identificati. Sono le principali contestazioni contenute in una ordinanza firmata dal giudice dell’indagine preliminare del Tribunale di Teramo nei confronti del titolare di un'azienda zootecnica del Teramano e di un suo dipendente, entrambi assegnati agli arresti domiciliari.

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Capi di bestiame macellati senza controlli
Indagine del Nas coordinata dalla procura di Teramo su un'azienda zootecnica: due arresti e divieto di dimora per il veterinario della Asl

Destinatario del provvedimento giudiziario, che arriva alla fine di una lunga e complessa attività investigativa denominata Sheep, condotta dai carabinieri del Nas di Pescara agli ordini del maggiore Domenico Candelli, è anche un medico veterinario, attualmente in servizio al dipartimento di prevenzione della Asl di Teramo. Per il medico, è scattato il divieto di dimora nella provincia di Teramo. Su tutti e tre pendono gravi ipotesi di reato: falso materiale e ideologico, frode in commercio, commercio di sostanze alimentari nocive, simulazione di reato e omissione di atti di ufficio. Le misure cautelari sono state eseguite questa mattina.

Le indagini, coordinate dalla procura di Teramo, sono partite nel 2017, immediatamente dopo gli eventi sismici e l’emergenza maltempo che colpirono l’Italia centrale, in particolare la provincia di Teramo. In questa zona, si verificarono decessi di diversi capi di bestiame negli insediamenti zootecnici devastati dalle calamità. Da quei fatti sono scaturiti i primi accertamenti del Nas abruzzese. Coadiuvati dal 5° nucleo elicotteri dei carabinieri di Pescara, i militari per la Tutela della salute hanno eseguito frequenti monitoraggi aerei sulle aree colpite con l’obiettivo di mappare e censire i danni e le aziende zootecniche. Una lunga e articolata attività investigativa ha consentito di fare chiarezza sulla correttezza e la regolarità della macellazione di capi ovi-caprini e bovini, accertando così responsabilità a carico dei tre indagati. “All’imprenditore, e al suo dipendente”, scrive il procuratore capo di Teramo, Antonio Guerriero, “vengono contestate numerose condotte illecite: dalla manomissione di marche auricolari di capi destinati alla macellazione per sottrarre il bestiame ai controlli da parte del veterinario ufficiale; l’aver messo in commercio carni pericolose per la salute umana, poiché provenienti da animali non correttamente identificati, oltre che differenti per origine e provenienza, in quanto animali adulti della specie caprina ma falsamente indicati come capretti”. Il fine di queste condotte, osserva il procuratore Guerriero, era anche quello di evitare “il test per la ricerca dell’encefalopatia spongiforme trasmissibile (Tse), obbligatorio per i capi di età superiore a 18 mesi”. Il dirigente veterinario è invece ritenuto responsabile di condotte omissive: in particolare, “non aver effettuato le prescritte visite ante mortem a capi destinati alla macellazione, non aver proceduto a richiamare le carni ottenute dalle macellazioni, aver prestato il proprio consenso alla loro bollatura sanitaria, aver sottoscritto documentazione atta a licenziare, per il consumo umano, carni non sottoposte a tutti i controlli obbligatori per legge, oltre che per essersi adoperato a dispensare consigli ad alcuni operatori del settore per eludere le investigazioni”.

Nel corso delle indagini, sono stati sottoposti a sequestro circa 200 marchi di identificazione di ovi-caprini, già utilizzati e illegalmente detenuti, una pinza realizzata artigianalmente per rimuovere i marchi auricolari, due carcasse di ovino adulto, macellate e non correttamente identificate, oltre a 22 capi ovini non identificati.

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