Rita D'Ignazio (la madre) e Ylenia Lucidi (la figlia) con il medico che ha eseguito il trapianto, Oscar Banzato

CIVITELLA DEL TRONTO

Madre dona un rene alla figlia e la salva 

Ylenia, 29 anni, poteva fare il trapianto solo da donatore vivente. La mamma Rita, 52: «Non ho esitato un secondo»

CIVITELLA DEL TRONTO. L’amore di una madre non ha eguali. Un genitore è disposto a dare la vita per il proprio figlio. La storia di Ylenia Lucidi, ventinovenne di Santa Reparata di Civitella, e della mamma Rita ne è la prova.
Ylenia, che gestisce un bar a Sant’Egidio, dopo essersi sottoposta ad esami di routine ha scoperto che i suoi reni si erano rimpiccioliti e quindi non svolgevano la loro regolare funzione. Un’insufficienza renale che le avrebbe compromesso e condizionato la vita. Per lei non c’era possibilità di far parte della lista d’attesa nazionale per il cosiddetto “trapianto da cadavere” in quanto non era ancora entrata in dialisi. L’unica possibilità era il “trapianto da donatore vivente”, che rappresenta meno del 10% dei trapianti eseguiti ogni anno. Questo è stato illustrato a Ylenia dalla dottoressa Giuseppina Bardini mentre la giovane era ricoverata nel reparto di nefrologia dell’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno. La madre Rita D’Ignazio, 52 anni, era un donatore compatibile e non ci ha pensato due volte. L’operazione eseguita presso l’ospedale “San Bortolo” di Vicenza dall'equipe del dottor Oscar Banzato è perfettamente riuscita e sia Rita che Ylenia stanno bene.
«Quando ho saputo che mia figlia necessitava di un trapianto non ho esitato un attimo nel propormi. Per me è stata una cosa naturale», dice la signora Rita D’Ignazio, emozionata. «Ci hanno controllate dalla testa ai piedi, sottoponendoci a ogni tipo di esame», racconta Ylenia, «ho dovuto fare per sei mesi anche una dieta aproteica, è stato uno dei momenti più duri e, per assurdo, non vedevo l’ora arrivasse il giorno dell’operazione. Tutto fortunatamente è andato bene. Avevo paura di non svegliarmi e credo di aver anche sognato di non riuscire a farlo. Ma appena ho aperto gli occhi stavo bene, non avvertivo dolori. Solo dopo un giorno e mezzo ho potuto riabbracciare mio padre Nino Lucidi e il mio fidanzato Tonino Bizzarri. L’unica preoccupazione era per una futura gravidanza ma i medici di Vicenza mi hanno rincuorato. Si sa purtroppo troppo poco del trapianto degli organi. Ho voluto raccontare la mia storia», conclude Ylenia, «per sensibilizzare su questo importante tema, quello del trapianto da donatore vivente, che rappresenta anche speranza ed aspettativa di vita».
Intanto la sezione ascolana dell’Aido, l’associazione italiana dei donatori d’organi, ha dato un pubblico riconoscimento a Rita e Ylenia premiandole come “coppia dell’anno” 2018.
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