Maltratta e picchia i genitori: condannato 

Botte e minacce per avere i soldi con cui comprare droga e alcol: un anno ed otto mesi ad un 34enne teramano

TERAMO. L’arringa dell’avvocato di parte civile è la sintesi più efficace della sofferenza di due genitori per la violenza di un figlio. «Hanno accettato tutto per salvarlo» dice in aula il legale Mariateresa D’Innocenzo. Ed è un’altra storia di maltrattamenti e botte in famiglia quella che in primo grado si chiude con la condanna ad un anno ed otto mesi di un 35enne teramano (difeso dall’avvocato Luca Di Edoardo). La sentenza del giudice monocratico Sergio Umbriano arriva dopo una complessa istruttoria nel corso della quale sono stati sentiti decine di testi con l’imputato sottoposto a consulenze e perizie psichiatriche tutte concordi nel ritenerlo afflitto da un disturbo della personalità e con una pericolosità sociale attenuata solo dall’uso dei farmaci.
Un calvario quotidiano, quello di due genitori, durato oltre un anno con, ricostruisce nell’inchiesta il pm titolare del fascicolo Enrica Medori, «vessazioni quotidiane di ordine fisico, morale e psicologico». Voleva i soldi per droga ed alcol (venti o trenta euro) e quando non c’erano arrivavano botte e minacce. Come quella volta, si legge nel capo d’imputazione, che avrebbe «percosso la madre usando nei confronti della stessa violenza consistita dapprima nel danneggiare il tavolo della cucina con un calcio e successivamente afferrando la mano destra della stessa piegandole il pollice». Violenze quotidiane, sostiene la Pubblica accusa, con insulti e continui danneggiamenti di mobili e altro. Un altro episodio a cui si fa riferimento nel capo d’imputazione è quello in cui, dopo aver colpito con schiaffi e pugni al volto i genitori che in quell’occasione si sarebbero rifiutati di consegnare i soldi, avrebbe sferrato un violentissimo pugno al fianco alla mamma costringendola a ricorrere alle cure mediche «costringendo i familiari», si legge a questo proposito nel capo d’imputazione, «a vivere in un clima di terrore e di sopraffazione».L’uomo, oltre che per maltrattamenti e lesioni, era finito a processo anche per estorsione e minorata difesa. Reati, questi ultimi due, da cui è stato assolto. Oltre alla condanna ad un anno ed otto mesi, il giudice ha stabilito per il 35enne, al termine dell’espiazione della pena, un anno di libertà vigilata con l’affidamento alla comunità in cui in questo momento si trova per seguire un percorso di cura. Il difensore ha annunciato, una volta conosciute le motivazioni della sentenza, il ricorso alla corte d’appello.
©RIPRODUZIONE RISERVATA