Un intervento chirurgico

CORROPOLI

Maxi risarcimento per l’infezione letale 

Trecentomila euro alla famiglia di un uomo colpito da ictus e deceduto in una struttura riabilitativa marchigiana

CORROPOLI. Salvato da un ictus per il quale fu sottoposto ad una lunga degenza e riabilitazione nel centro Santo Stefano di Porto Potenza Picena (Ascoli Piceno), deceduto per un infezione a cui, secondo l’accusa dei familiari, non sarebbero seguite cure adeguate con una conseguente infiammazione dell’endocardio che causò la morte.
A distanza di cinque anni la famiglia di Fabrizio Pantoli, che nel 2013 aveva appena 46 anni e che viveva a Corropoli (Teramo), è stata risarcita con oltre 300mila euro dopo un accordo raggiunto con l’assicurazione della struttura sanitaria. Accordo raggiunto nell’ambito del giudizio civile innescato dagli stessi familiari davanti al tribunale di Macerata con la costituzione ritirata dopo il raggiungimento dell’intesa sul risarcimento. «A seguito della consulenza tecnica d’ufficio fatta fare dal tribunale di Macerata sul caso è risultata evidente la responsabilità dei sanitari del Santo Stefano», dice l’avvocato Stefano Pierantozzi, che in questi anni ha seguito la famiglia, «la struttura sanitaria già da un mese ha provveduto a risarcire gli eredi. Siamo soddisfatti per l’esito della vicenda che certamente non restituisce alla famiglia il suo caro, ma sicuramente le rende giustizia».
Pantoli, hanno ricostruito in una lunga memoria i consulenti del tribunale marchigiano, morì per le complicazioni che sarebbero state conseguenza di infezioni non curate nella struttura riabilitativa nel maggio del 2013. In questi anni l’avvocato Pierantozzi, del foro di Ascoli Piceno, ha acquisito e successivamente allegato agli atti tutta una serie di referti e relazioni dei medici dell’ospedale Mazzini di Teramo dove Pantoli venne inizialmente ricoverato per l’ictus e, successivamente, per un intervento cardiaco di sostituzione della valvola aortica e mitralica per «un’accertata endocardite infettiva».
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