Mosciano, una società veneta salverà la Gis gelati

Il curatore dell’azienda fallita nomina un tecnico che va a caccia di acquirenti per far ripartire la produzione

MOSCIANO. La Gis potrebbe risorgere dalle proprie ceneri. Il curatore fallimentare, Nicola Rossi, ha infatti ha avviato una ricerca di imprenditori che vogliano rilevare l’attività di produzione di gelati. E ci sono già alcuni contatti in corso.

Rossi, così come auspicato anche dai 25 lavoratori messi in mobilità dopo il fallimento della storica fabbrica di Mosciano, mira alla riapertura dell'attività. Non a caso nel programma di liquidazione inviato al comitato dei creditori il curatore ha scritto che predilige la vendita in blocco dell'intero impianto produttivo di gelati, evitando il cosiddetto “spezzatino”. Il 26 dicembre il curatore ha incontrato Stefano Di Tommaso presidente de “La compagnia finanziaria spa” con sede in Milano, una merchant bank. Di Tommaso è stato infatti nominato consulente, così come previsto nella norma fallimentare secondo cui il curatore si può avvalere di soggetti specializzati nella vendita. Il suo compito in sostanza è quello di trovare aziende acquirenti. E pare abbia già contattato due gruppi industriali di gelatai veneti, che pare siano interessati. Ma comunque la ricerca continua, in quanto il consulente ha un'ampia conoscenza di società nel settore alimentare.

Peraltro il Ctu del fallimento, l'ingegner Giovanni Di Eugenio, ha stimato il valore dell'impianto produttivo (solo le macchine) in circa 650mila euro e ha calcolato che un eventuale fitto di azienda si deve aggirare sui 1.500 euro mensili proprio per favorire l'eventuale riapertura dell'attività. E sempre con questo fine il curatore ha preso contatti con il capo operaio , Divinangelo Quadraccioni per far sì che l’impianto abbia una costante manutenzione. Infine Nicola Rossi nel redigere la relazione per il giudice si è avvalso di un parere del professor Paolo Biavati, ordinario di procedura civile all'università di Bologna e dell'avvocato del foro di Teramo Fabrizio Acronzio.

L’azienda di Pietro Scibilia, a sette mesi dalla sua morte, è stata dichiarata fallita il 16 luglio 2013. La sentenza del giudice Flavio Conciatori segue alla richiesta di concordato preventivo avanzata in tribunale dalla società - che già aveva sospeso la produzione dal maggio 2012- l’8 aprile 2013 ma non accettata. La decisione del giudice segue a un’istanza di fallimento presentata il 9 ottobre 2012 da alcuni creditori, fra cui la Europoligrafico, che dovevano avere 5 milioni e mezzo di euro.

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