Nel Pd scoppia la “guerra” delle tessere

Alla vigilia delle primarie con i sei sfidanti da Roma ne piovono quasi 9mila su Teramo. Di Marco: «Voglio vederci chiaro»

TERAMO. La moltiplicazione dei pani e dei pesci è uno dei miracoli più citati nella dottrina cattolica. La moltiplicazione delle tessere è qualcosa di più terreno, ma che rimarrà nella storia del Pd teramano. L’anomalia è venuta alla luce da qualche giorno a questa parte. Nel 2012 in provincia di Teramo gli iscritti erano 3.259. Ma quest’anno dalla direzione romana del partito sono arrivate 8.650 tessere. Un numero abnorme, nettamente superiore rispetto all’incremento ritenuto fisiologico del 30% in base al quale si fanno le nuove forniture di tessere.

Le tessere sono arrivate un paio di mesi fa, ma la maggioranza dei dirigenti non si era accorta del fatto che invece delle quattromila attese, ne sono arrivate il doppio. Anche perchè le tessere sono arrivate già suddivise per circoli e la loro ripartizione è stata parecchio disomogenea. Ad esempio a Teramo, dove c’erano 350 iscritti circa nel 2012, ne sono arrivate un centinaio in più, in linea con il 30% di aumento. Ma a Campli, per esempio, si è passati da 140 a 550, ad Atri da 70 a 245, ad Alba da 92 a 302, a Tortoreto da 32 a 201, a Pineto da 150 a 600. Sono discrasie che nell’imminenza del congresso provinciale suscitano parecchi malumori. Tanto che martedì sera nella sede del Pd, durante una riunione della commissione provinciale per il congresso, sono state scintille. E il candidato renziano alla segreteria, Vincenzo Di Marco, annuncia che sta preparando «un documento indirizzato al partito provinciale e regionale per chiedere chiarezza: il congresso si deve svolgere con dati chiari sull'anagrafe dei tesserati, sugli aventi diritti al voto. Imeccanismi devono essere chiari per essere certi che il congresso che sia un momento per crescere. Voglio essere ottimista e onesto, ma fesso no. Il surplus di tessere è stato diffuso sul territorio in maniera disomogenea. Non voglio più assistere a casi in cui ci sono più voti delle primarie che voti alle elezioni. Mi riservo di fare azioni prima del congresso di domenica e dopo». Il timore di Di Marco è dunque che nei centri con una fornitura eccezionale di tessere i concorrenti possano avvantaggiarsi grazie a una “corsa” al tesseramento.

Timori non condivisi da uno dei principali concorrenti, Gabriele Minosse: «Le tessere, arrivate da Roma in pacchi sigillati, per alcuni comuni sono eccessive, per altri no. Ad esempio il comune di cui sono sindaco, Cortino, è passato da 23 a 30 tessere. Io quindi non sono stati avvantaggiato: ne avrei potute fare molte di più. Ci sono errori madornali, ma non c'entra niente la vicinanza di un Comune a un personaggio o a un altro. Mi dispiace se qualcuno pensa questo. Se ha paura di perdere, non si candidasse». Il candidato, vicino al gruppo del vicesegretario Sandro Mariani, osserva poi che «il problema si risolve anche lo stesso giorno delle votazioni: chi non è riuscito ad avere la tessera si può iscrivere il giorno stesso al seggio e votare, la tessera arriverà dopo».

Manola Di Pasquale, che con Daniela Astolfi, come componente della commissione congressuale regionale è stata messa “in affiancamento” alla commissione provinciale, ha descritto quanto accade a Teramo in una relazione all’organismo regionale: «In effetti ci sono delle anomalie: sarebbero dovute arrivare circa 4mila tessere invece sono 8.650. L’aumento non è stato uguale per tutti i circoli, in alcuni centri è arrivato un numero di tessere 3-4 volte superiore a quello degli iscritti del 2012. E visto che ai fini dell’elezione è importante anche il numero dei voti che il singolo candidato prende, si crea una disfunzione del sistema congressule. La preoccupazione della commissione regionale che sta sorvegliando l’andamento a livello locale è questa: assicurare la trasparenza dell’operazione congressuale ma anche contabile. Ci deve essere un controllo sulle somme di denaro incassate dai circolo con il tesseramento».

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