Permessi ai brasiliani, cittadinanze sospette anche a Roseto

Dopo Notaresco e Pineto finiscono nel registro degli indagati altri 4 dipendenti comunali accusati di falso

ROSETO. Si allarga anche a Roseto l’inchiesta sulle presunte false regolarizzazioni di cittadini brasiliani. Secondo quanto ipotizzato dalla Procura negli ultimi anni nel Teramano ce ne sarebbero state circa seicento e proprio questo elevato numero avrebbe fatto scattare gli accertamenti. Dopo i nove indagati complessivi di Notaresco e Pineto, le indagini disposte dal pm Stefano Giovagnoni toccano anche Roseto. Anche qui risultano indagati quattro dipendenti del Comune tra impiegati e vigili urbani e anche in questo caso la Procura contesta l’ipotesi di reato di falso. Gli accertamenti sono stati delegati alla squadra mobile e numerose sono state le acquisizioni di atti già fatte.

Al centro dell'inchiesta sono finite le procedure per la naturalizzazione di cittadini brasiliani con avi italiani, così come certificato da notai del loro Paese, con l'attenzione degli inquirenti concentrata soprattutto sull'attestazione, necessaria per il perfezionamento dell'iter e quindi per ottenere la cittadinanza, della dimora abituale in Italia ed in questo caso nei tre Comuni del Teramano interessati.

Secondo quanto ipotizzato dalla Procura, contrariamente a quanto attestato dai controlli fatti dai relativi uffici comunali, la maggioranza dei brasiliani che avrebbe ottenuto le certificazioni non avrebbe avuto alcuna dimora abituale negli appartamenti indicati, che al contrario sarebbero stati occupati solo il tempo necessario per ottenere la cittadinanza, chiedere il passaporto e poi lasciare l’Italia. Sotto la lente d’ingrandimento di investigatori e inquirenti, dunque,sono finite proprio le certificazioni rilasciate per le abitazioni occupate da coloro che hanno avviato la cittadinanza italiana. Un’accusa, quella della Procura, che è ancora tutta da dimostrare.

E in questo intreccio di normative e regole finite sotto esame c’è l’iter previsto dalla cosiddetta legge sulla cittadinanza (la numero 91 del 5 febbraio 1992) che nell’abrogare la precedente ne ha mantenuto il principio guida dello jus sanguinis (ovvero diritto per discendenza) in ordine al riconoscimento della cittadinanza italiana, lasciando in posizione di residualità il principio dello jus soli (ovvero il diritto per nascita sul territorio dello Stato). Il che, in sintesi, significa che il cittadino straniero che intende vedersi riconoscere la cittadinanza italiana deve, quindi, documentare e far certificare la cittadinanza dei propri discendenti, uno per uno, risalendo nelle generazioni sino all’avo emigrato di nascita italiana.

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