Pineto, 4 indagati in Comune per i permessi facili ai brasiliani

Si tratta di dipendenti dell’ente e della polizia municipale: saranno ascoltati dalla squadra mobile L’inchiesta della Procura aperta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

PINETO. Non è un argomento nuovo delle inchieste giudiziarie. Soprattutto nel Teramano dove – da Alba Orientale (conclusa con l’assoluzione di tutti gli imputati) ai tanti filoni sulla regolarizzazione e sui flussi di lavoratori stranieri, in particolare in Val Vibrata – le indagini in questo settore sono state molteplici. L’ultima è quella avviata dalla Procura sull’iter di regolarizzazione di numerosi cittadini brasiliani e che tocca alcuni centri.

Dopo il caso di Notaresco, dove ci sono cinque indagati tra cui alcuni vigili urbani, nei giorni scorsi quattro avvisi di garanzia sono stati notificati ad altrettanti dipendenti del Comune di Pineto, tra cui alcuni agenti di polizia municipale. Anche per loro l’accusa contestata è quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e non è escluso che a questa si potrebbe aggiungere anche quella di falso. Accuse che restano ancora tutte da provare. Già nei prossimi giorni gli indagati saranno ascoltati dagli uomini della squadra mobile, delegata nelle indagini dal pm Stefano Giovagnoni. Intanto nelle settimane scorse gli agenti hanno acquisito della numerosa documentazione che è ora al vaglio dell’autorità giudiziaria. L’obiettivo è quello di chiarire se l’iter seguito per la regolarizzazione si sia svolto nel rispetto delle tante normative esistenti o se ci siano stati passaggi anomali che possano configurare il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Sotto al lente d’ingrandimento di investigatori e inquirenti, in particolare, anche le certificazioni rilasciate per le abitazioni occupate da coloro che hanno avviato l’iter per ottenere il permesso di soggiorno e la cittadinanza italiana. E in questo intreccio di normative e regole finite sotto esame c’è anche l’iter previsto dalla cosiddetta legge sulla cittadinanza (la numero 91 del 5 febbraio 1992) che nell’abrogare la precedente (la legge 555 del 192), ne ha mantenuto il principio-guida dello jus sanguinis (ovvero diritto per discendenza) in ordine al riconoscimento della cittadinanza italiana, lasciando in posizione di residualità il principio dello jus soli (ovvero diritto per nascita sul territorio dello Stato). Il che, in sintesi, significa che il cittadino straniero che intende vedersi riconoscere la cittadinanza italiana deve, quindi, documentare e far certificare la cittadinanza dei propri ascendenti, uno per uno, risalendo nelle generazioni sino all’avo (emigrato) di nascita italiana.(d.p.)

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