Il luogo dove avvenne l'accoltellamento

Pineto: ferita mentre faceva jogging, chiede il risarcimento allo Stato 

L’uomo che la ridusse in fin di vita non è imputabile perché incapace di intendere. La vittima si appella ad una normativa comunitaria, ma il ministero dell’Interno non paga i danni

PINETO. Niente e nessuno potrà più restituirle la tranquillità di muoversi liberamente, di camminare per strada senza la paura di essere accoltellata. A cominciare da uno Stato che dopo otto anni continua ad ignorare le sue richieste di risarcimento nonostante le normative europee. E allora c’è lo Stato sul banco degli imputati in una storia tutta da raccontare nel nome di leggi disattese.

Come quella a cui si è appellata la donna che nel 2011 venne accoltellata e ridotta in fin di vita a Pineto mentre faceva jogging dall’uomo a lei sconosciuto che voleva ucciderla per mangiarle i piedi.

Il suo aggressore, quel Luca Michelucci che per la cronaca all’epoca diventò “il cannibale”, è stato dichiarato non imputabile perchè incapace di intendere e di volere (si trova in una comunità protetta) e per lo stesso motivo non dovrà risarcire la vittima oggi invalida per quelle lesioni.

Tramite l’avvocato Mario Del Principe (nella foto) la donna, una 55enne di Pineto, si è appellata ad una direttiva dell’Unione Europea del 2004 che prevede l’indennizzo per le vittime di crimini violenti i cui aggressori siano, per svariati motivi, impossibilitati a risarcire. Direttiva per cui, tra l’altro, l’Italia nel 2206 è finita sotto infrazione della stessa Unione Europea.

Ma il ministero dell’Interno ritiene di dover limitare il risarcimento del danno subito al solo indennizzo previste per le vittime di reati intenzionali violenti (la legge 122 del 2016).
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