Il giallo di Giulianova

Pittrice morta: chieste le impronte di ex marito e figlio 

Pronto il nuovo decreto nei confronti dei due indagati. Spuntano tre macchie sospette dall’ispezione bis della macchina

GIULIANOVA. E’ in una ricorsa contro il tempo, soprattutto quello già trascorso, che le indagini si dipanano. A caccia di tutto quello che può diventare un indizio utile per chiarire il mistero della morte di Renata Rapposelli, la 64enne pittrice teatina sparita il 9 ottobre e il cui corpo è stato ritrovato qualche giorno fa in una scarpata di Tolentino. Ieri mattina da Ancona è arrivata la richiesta di prendere le impronte digitali dell’ex marito Giuseppe Santoleri e del figlio Simone, indagati per concorso in omicidio e occultamento di cadavere: esame da fare alla presenza dei difensori ma poi rinviato per la mancanza di un decreto dell’autorità giudiziaria.

E ieri è stata un’altra giornata di lavoro per i Ris che hanno ispezionato la casa anconetana della donna e nuovamente la Fiat Seicento di padre e figlio. A caccia di tracce compatibili con quelle della scarpata di Tolentino, ma anche di altro. Come quelle macchie, tre nella tappezzeria, repertate al termine del controllo bis fatto alla presenza dei legali di padre e figlio. Tre macchie che, per ora, potrebbero essere di tutto, ma che hanno attirato l’attenzione dei militari del Raggruppamento scientifico dei carabinieri.

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L'auto era già stata sequestrata una prima volta e poi dissequestrata. Il nuovo sequestro è, evidentemente, conseguenza del ritrovamento del cadavere della donna in una zona di campagna, con terra e sassi, vegetazione. L'obiettivo è anche quello di verificare se su pneumatici, parafanghi, sotto la vettura, nei paraurti, ma anche nell'abitacolo, sui tappetini vi siano tracce tali da poter dire che la Fiat 600 è transitata a Tolentino. Tutto il materiale repertato sarà analizzato nei laboratori del Ris e comparato con quello prelevato dove è stato ritrovato il cadavere. Un lavoro che si annuncia piuttosto lungo e complesso. Perchè è evidente che ogni scena del crimine contiene, nasconde, porta e propone tracce e informazioni che devono essere percepite, recepite, lette, decriptate, interpretate, elaborate e organizzate.

E all'indomani del ritrovamento del cadavere in un canneto sul greto del fiume Chienti, diventa spunto di riflessione la frase del figlio Simone alla trasmissione “Chi l'ha visto?” quando erano ancora in corso le ricerche della donna e lui non era indagato. Riferendo della chiamata dei carabinieri sulla scomparsa della mamma dice: «i carabinieri di Cingoli, mi viene in mente Chienti non so perchè, ma è Cingoli...». Per gli avvocati difensori (Gianluca Carradori e Gianluca Reitano) «ipotesi solo suggestiva».
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