Roseto: calcio vietato per tre ragazzi senegalesi 

Il presidente della società non può farli giocare per alcuni cavilli di legge: «Spero che il presidente Figc ci aiuti»

ROSETO. Un barcone, la casa famiglia che li accoglie, e poi il desiderio di giocare a calcio, ma la legge di bilancio 2018 non permette però il loro tesseramento, almeno per il primo anno. E’ la storia di Aliou Thiam, Bikry Diaw Cissokho e Baka Mbaye Dieye, tre ragazzi del Senegal, arrivati nove mesi fa in Italia e accolti nella casa famiglia per minori di Montepagano, perfettamente integrati grazie anche alla frequentazione della scuola media D’Annunzio, ma impossibilitati a giocare a calcio, almeno per il momento.
«Il loro sogno, come tanti ragazzi italiani, è quello di diventare campioni», dice Claudio Caporaletti, presidente della Universal Roseto, la società di calcio giovanile che avrebbe voluto tesserarli, «Sono in regola con tutti i vaccini, hanno il permesso di soggiorno, però non possono svolgere attività ricreative e sportive perché non tesserabili». Caporaletti ha provato prima con la Figc (Federazione italiana giuoco calcio), ma la legge di bilancio 2018, relativa al tesseramento di minori stranieri, stabilisce che i giovani atleti di cittadinanza non italiana possono essere tesserati con le stesse procedure previste per il tesseramento degli italiani, purché siano iscritti in un istituto scolastico pubblico «da almeno 365 giorni continuativi precedenti alla richiesta di tesseramento». Niente da fare dunque per i tre ragazzi, perché frequentano la scuola da soli otto mesi, ma Caporaletti non si arrende e, per permettere ai ragazzi di integrarsi con i propri coetanei italiani, prova con il tesseramento Fifa, ma anche qui trova un ostacolo: per poter essere tesserato il minore straniero dovrebbe provenire da un paese in guerra, ma il Senegal non lo è, e dunque niente tesseramento.
«Come possono integrarsi nella nostra società questi ragazzi se non con lo sport pomeridiano?», continua Caporaletti, «poi si parla di discriminazione razziale a tutti i livelli, serie A, professionisti e dilettanti. Questi ragazzi della casa famiglia al momento sono stati fortunati che hanno trovato sul posto presidenti di società dilettantistiche che, sotto la propria responsabilità, corrono tanti rischi, affinché possano giocare con i loro pari età a calcio e socializzare».
Il presidente della Universal Roseto ha infine effettuato il ricorso al tribunale civile, come ultima speranza per il tesseramento di questi ragazzi. «Speriamo almeno per questo finale di stagione», precisa Caporaletti, «ma io spero in un intervento del presidente della Figc, affinché si prenda a cuore questi ragazzi e possa permettere loro di allenarsi e giocare con i loro amici italiani. Anche perchè si sono in passato già allenati con noi, anche se per poco tempo, partendo da zero e quindi sarebbero arruolabili».
Birky Diaw, il più grande di loro tre, ha imparato a giocare a calcio grazie alla pazienza degli allenatori della società rosetana, che ora però, in mancanza di regolarizzazione, non possono assumersi la responsabilità. «Una carriera calcio è sempre stato il mio sogno, anche quando ero in Senegal. Mi piacerebbe giocare con i miei amici», sorride Diaw, «sono solo nove mesi che sono qui, come i miei compagni, ma già mi sento come uno di loro».

Tre ragazzi che sperano di giocare e di diventare dei campioni, come il loro conterraneo Mamadou Coulibaly (ex Pescara) attuale giocatore del Carpi in serie B, arrivato anche lui con un barcone dal Senegal e cresciuto come loro nella casa famiglia per minori di Montepagano.
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