Santoleri senior chiede di tornare a casa 

Dopo le accuse al figlio il suo difensore presenta istanza per ottenere gli arresti domiciliari in attesa del processo

GIULIANOVA. Pochi mesi fa ha rivelato al pm che ad uccidere l’ex moglie Renata Rapposelli è stato il figlio Simone e che proprio per paura di lui non ha parlato prima.
Giuseppe Santoleri ora chiede di lasciare il carcere per tornare a casa con gli arresti domiciliari. Lo fa tramite il suo legale Alessandro Angelozzi che ieri mattina ha presentato istanza al giudice per chiedere che il suo assistito torni a casa in attesa del processo la cui prima udienza è fissata per gennaio. Secondo il legale in questi mesi sarebbero venuti a mancare sia il pericolo di fuga sia quello di una eventuale reiterazione. Per il difensore, dunque, attualmente non ci sarebbero più le esigenze di una custodia cautelare in carcere. Ora la parola passa al gip che, una volta chiesto ed ottenuto il parere del pm titolare del fascicolo (in questo caso il sostituto procuratore Enrica Medori) dovrà decidere se accogliere o meno l’istanza del legale.
È evidente che le recenti dichiarazioni di Giuseppe Santoleri, che ha accusato il figlio Simone di aver ucciso la madre, segnano una nuovo e importante capitolo del caso Rapposelli, con padre e figlio da mesi in carcere con per omicidio in concorso. Accuse, quelle di Santoleri senior, smentite dal figlio Simone che dal carcere di Lanciano continua a ripetere che il padre mente.
Nel voluminoso fascicolo messo insieme dal pm all’epoca hanno assunto una rilevanza particolare le intercettazioni ambientali catturate in carcere non solo tra Simone e altri detenuti in cui l’uomo avrebbe lasciato intendere un suo coinvolgimento, ma anche quelle tra Giuseppe e altri reclusi. Simone, e fino a qualche mese fa anche Giuseppe, ha sempre respinto ogni accusa sostenendo che quel 9 ottobre dell’anno scorso ha incontrato la mamma a Giulianova ma poi il padre l’ha accompagnata a Loreto e qui lasciata. Di diverso avviso inquirenti e investigatori di due Procure (quella di Ancona prima e quella di Teramo dopo il passaggio per competenza territoriale) secondo cui Giuseppe e Simone hanno ucciso la 64enne quando lei si è recata nella loro abitazione giuliese dopo aver preso un treno da Ancona, la città in cui viveva dopo la separazione da Giuseppe. Lo hanno fatto al termine di una lite scoppiata per questioni economiche, in un contesto familiare fatto di rancore e odio. Poi i due, sempre secondo l’accusa di investigatori e inquirenti, hanno chiuso il cadavere in una busta, lo hanno nascosto nella loro auto per qualche giorno, coperto con un grosso scatolone e trasportato fino a Tolentino per liberarsene in una scarpata sulle rive del fiume Chienti. Ad incastrarli, sostiene la Procura, le immagini di una telecamera che ha ripreso la loro macchina proprio vicino a quella zona.
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