«Se non si può sciare i Prati di Tivo rischiano di morire» 

Impianti chiusi, il grido di allarme degli operatori turistici «Senza continuità di gestione non possiamo programmare»

PIETRACAMELA. «Se ai Prati di Tivo quest’inverno resteranno chiusi gli impianti rischiamo di chiudere anche noi! Non vogliamo arrenderci, vogliamo restare qui e svolgere il nostro lavoro, ma esigiamo risposte e fatti concreti, altrimenti sarà una catastrofe». È questo il grido disperato degli operatori turistici che a metà novembre ancora non sanno se gli impianti sciistici riapriranno. Il bando per l’affidamento delle strutture è andato deserto e servono costosi interventi di manutenzione straordinaria su due seggiovie e ordinaria sulla cabinovia. Una situazione di incertezza non nuova per gli addetti del settore.
Anche nelle passate tre stagioni ci sono stati problemi con la riapertura risolti poi con la gestione diretta da parte della Gran Sasso Teramano, la società ora in liquidazione proprietaria degli impianti. «Siamo completamente bloccati e la possibilità che rimaniamo così è più alta degli altri anni», proseguono gli operatori, «perché le spese per le manutenzioni sono alte ed è difficile trovare una gestione. Il piazzale è vuoto, c’è solo un silenzio che non fa presagire nulla di buono. Provincia, Regione e liquidatori della Gran Sasso si stanno impegnando, ma il tempo stringe e non possiamo più aspettare». Un malumore generale con la prospettiva di una possibile perdita fino al 90% dei turisti.
«Senza la possibilità di sciare verrà pochissima gente e sarà dura sopravvivere», spiega Erminio Di Lodovico, imprenditore e direttore di Siget. L’economia della zona, già provata dal sisma e dalle incertezze, rischia di finire in ginocchio con gravi conseguenze in termini occupazionali. «Perdere una stagione è inammissibile e vergognoso», afferma Valeria Contasti, proprietaria di un’enoteca e di un B&B, «non sappiamo che fare con il personale, i rifornimenti, la programmazione e facciamo delle figuracce con i clienti. Veniamo da anni di incertezza, ma stavolta potrebbe accadere il peggio». Limitazione dell’offerta e tagli sono l'unica strada percorribile. «Senza impianti riduciamo drasticamente l’organico», aggiunge Antonio Riccioni gestore della Bottega del Parco e del bar Prati di Tivo, «possiamo inventarci qualcosa per i weekend, ma durante la settimana rischieremmo di non lavorare». Tutti chiedono una svolta, con una gestione pluriennale che garantisca continuità e possibilità di pianificare l'attività. «Le riaperture della stazione sono sempre all’ultimo minuto e a singhiozzo», concludono gli operatori, «nessuno ha fatto niente per i Prati. Paghiamo le tasse come tutti, offriamo buoni servizi e abbiamo diritto a lavorare: ma così rischiamo di morire».
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