Seccia: crisi, istituzioni insensibili

Il vescovo risponde all’appello della Cgil a favore dei senza lavoro e accusa: «Impegni disattesi»

TERAMO. Il vescovo ha raccolto l’appello della Cgil in favore dei tanti senza lavoro in provincia di Teramo. Michele Seccia fa un’analisi «della drammatica situazione in cui versano tante famiglie a causa della perdita del lavoro» e dall’alto della sua autorità bacchetta le istituzioni finora ben poco attente a quel che sta accadendo.

«Nell'ambito dello scenario nazionale e regionale, la provincia di Teramo è quella che più delle altre risente degli effetti negativi della crisi economica ed occupazionale, con un tasso di disoccupazione più alto e con conseguente ricaduta negativa sulla situazione socio-economica delle famiglie», esordisce il vescovo nella lettera inviata al segretario della Cgil Giampaolo Di Odoardo. Seccia conferma che non manca occasione «in cui, incontrando privatamente o in gruppo, responsabili di aziende o altri rappresentanti delle istituzioni politiche, sociali o imprenditoriali sollecito vivamente l'attenzione al bene comune e a manifestare una concreta sensibilità sociale, confermando e dando seguito agli impegni assunti con il Protocollo d'intesa per superare la crisi, creare nuove opportunità di lavoro e di sviluppo per la provincia di Teramo, firmato il 9 luglio 2010». Sono diverse le iniziative intraprese dalla diocesi. «Mi preme evidenziare, con rammarico, che la proposta avanzata di costituire un tavolo di lavoro per agire e sollecitare in modo sinergico, non ha avuto seguito», osserva però il vescovo, «il famoso Comitato più volte convocato per riflettere sulle problematiche legate all'occupazione, al lavoro e alla crisi economica non ha risposto con la stessa sensibilità. All'ultima convocazione del 25 giugno 2012, le parti sociali e datoriali erano quasi completamente assenti. L'invito che ancora una volta rivolgo alle istituzioni ed alle associazioni datoriali e di categoria è quello di ritrovarsi per riflettere, progettare e soprattutto ascoltare al fine di lavorare in sinergia. Così si potrà comprendere se il Protocollo d'intesa ha ancora valore o è stato dimenticato. Se gli impegni assunti sono praticabili o meno. Se alle parole corrispondono i fatti. Solo se prendiamo coscienza delle responsabilità personali e collettive possiamo partecipare attivamente alla costruzione di una società migliore».

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