Selta in bilico, picchetto degli operai 

Tortoreto, sit-in durante l’incontro in Provincia. I sindacati: buco da 47 milioni, serve un nuovo investitore per la salvezza

TORTORETO. E’ iniziata la battaglia per salvare la Selta di Tortoreto. L’azienda, che lavora nella cyber security, ha presentato al tribunale di Milano una richiesta di concordato preventivo e la sezione fallimentare ha dato tempo alla Selta fino al 1° aprile per produrre una proposta definitiva con il piano concordatario. In ballo c’è un buco da 47 milioni di euro.
Ieri si è svolto in Provincia un incontro chiesto dai sindacati. Contestualmente, buona parte della novantina di lavoratori ha organizzato un picchetto sotto alla sede dell’ente a Teramo. A partecipare all’incontro i rappresentati di Fiom Cgil, Fim Cisl e la Rsu, il responsabile dell’ufficio relazioni industriali Pierluigi Babbicola, il sindaco di Tortoreto Domenico Piccioni, il presidente della Provincia Diego Di Bonaventura, i rappresentanti aziendali fra cui l’ad Andrea Iacomussi e funzionari di Confidustria. L’incontro non ha dato risultati rassicuranti e i sindacati hanno chiesto al presidente vicario della Regione Giovanni Lolli un incontro, che si terrà ai primi di gennaio.
«Abbiamo ribadito la richiesta di mantenimento occupazionale per il sito di Tortoreto e preteso che l’azienda partecipi al tavolo regionale già attivato con Lolli, ed eventualmente al ministero», afferma Mirco D’Ignazio, segretario Fiom, «siamo contrari a eventuali spacchettamenti dell’azienda: l'impressione è si stia sottovalutando il sito di Tortoreto, traspare dalla gestione della cassa integrazione, qui si fa di più rispetto agli altri siti». «L’azienda», osserva Marco Boccanera, segretario Fim, «ha ribadito che la situazione patrimoniale è drammatica e che il concordato può andare a buon fine solo con un finanziatore. L’operazione è da criticare: è fatta di nascosto, senza comunicarlo alle parti sociali nè a Confindustria. Un esempio è che hanno continuato a incentivare le persone ad andar via con un bonus: ora questi sono fuori senza ammortizzatore, non avranno per molto tempo il bonus, non potranno accedere nemmeno al Tfr. A Tortoreto ne sono cinque. E chi ha il fondo pensione non può nemmeno ritirare i soldi: l’azienda non ha saldato l'ultimo anno». «Non possono pagare i debiti contratti prima del 30 novembre, probabilmente pagheranno un solo rateo della tredicesima», incalza D’Ignazio, «la situazione è critica: lo scoglio è trovare investitore credibile e che investa in occupazione a partire da quella di Tortoreto». «Noi non cederemo di un millimetro sull’uso tutti gli ammortizzatori possibili, anche dell’area di crisi complessa. E siamo disponibili ad andare al Mise per cercare acquirenti», conclude Boccanera.
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