Sequestrati seimila sacchetti in plastica

Pineto, blitz della Finanza nell’azienda che li produce: non sono biodegradabili e compostabili. Pesante multa alla ditta

ROSETO. Sequestrati dalla guardia di finanza, perché non biodegradabili, oltre seimila sacchetti di plastica in un’azienda che li produce a Pineto, alla quale è stata anche comminata una multa che può variare da 2.500 a 25.000 euro. L’operazione è stata effettuata dai finanzieri della tenenza di Roseto, agli ordini del luogotenente Giovanni Borrello, durante un servizio finalizzato alla prevenzione e repressione di traffici illeciti in genere. Così, dopo il controllo all’interno della ditta in questione, è scattato il sequestro amministrativo per 6.220 sacchetti in plastica monouso per l’asporto di merci, i cosiddetti ‘shoppers’, perché non sarebbero biodegradabili e non compostabili, quindi realizzati in violazione alle disposizioni delle norme vigenti che riguardano in particolare le “misure straordinarie e urgenti in materia ambientale”.

«Il sequestro, sicuramente innovativo per la tipologia di merce», si legge in una nota delle Fiamme gialle, «è stato effettuato all’interno di locali adibiti a produzione e commercio di una ditta individuale che si trova a Pineto, che deteneva, per la futura vendita, i sacchetti di plastica. Oltre alla misura coattiva è stata applicata la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da 2.500 a 25mila euro».

Tali sanzioni hanno l’obiettivo di mettere al bando anche i prodotti che sono biodegradabili ma non compostabili, come peraltro prevede anche una norma tecnica (la Uni En 13432:2002) in materia di qualità dei prodotti che circolano in commercio. L’utilizzo di buste con tali caratteristiche, quindi, oltre ad arrecare danni ambientali, compromette l’economia delle aziende che lavorano nel pieno rispetto della legge, creando così le premesse per un sistema di concorrenza sleale.

«Al contrario di quanto avviene in altri Paesi europei», prosegue la nota diffusa dalla tenenza della guardia di finanza di Roseto, «dove da decenni negozi e ipermercati hanno eliminato i sacchetti di plastica perché gli utenti sono stati abituati all’uso di borse riutilizzabili, in Italia vengono ancora forniti sacchetti, spesso anche a pagamento, che pur essendo biodegradabili non sono compostabili, creando così difficoltà di smaltimento all’utilizzatore finale».

Per questo motivo, chi nei negozi riceve tali sacchetti per portare a casa i prodotti acquistati, è convinto di avere tra le mani un prodotto ecologico; così, dopo la spesa, questo viene usato per la raccolta differenziata dell’organico. Ma in realtà quel contenitore del rifiuto non è biodegradabile e compostabile, pertanto non adatto a essere smaltito negli appositi cassonetti, e in quanto tale soggetto a essere multato da parte degli addetti alla raccolta, né a essere utilizzato per produrre il compost. Federico Centola

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