Si finge agente dei servizi russi per vendere immobili agli ucraini 

A processo un teramano di 59 anni accusato di aver preso soldi per combinare affari inesistenti Lo accusano quattro proprietari: «Incontri negli hotel di Lviv, ma le compravendite erano false» 

TERAMO. La Procura negli atti sostiene che si vantasse di essere stato un agente dei Servizi segreti russi, di avere importanti contatti in Ucraina e, in virtù di questi, di poter fare da mediatore per la vendita di immobili a magnati russi pronti ad investire in Italia. Ovvero, sempre secondo l’accusa dell’autorità giudiziaria, avrebbe messo in piedi svariate truffe ai danni di proprietari immobiliari teramani convinti a pagargli somme da 7 a 12mila euro per coprire i viaggi in Ucraina, i soggiorni negli hotel a 5 stelle e i costi per la registrazione di fantomatici contratti preliminari.
A processo per truffa è finito il 59enne teramano Maurizio Ercole Ferrari imputato insieme a moglie e cognata (due ucraine). Quattro le vittime che si sono costituite parti civili nel procedimento in corso davanti al giudice onorario Marco Scimia e in cui l’uomo è difeso dall’avvocato Monica Passamonti.
Perché le parti offese sostengono che nonostante le promesse, i viaggi in Ucraina e i soldi consegnati all’uomo (tutto sempre in contanti) nessuna vendita, né di appartamento né di capannoni industriali, sarebbe stata mai portata a termine. E la cronaca di questa vicenda giudiziaria, in alcuni momenti, sembra uscita dalla trama di un film con ambigui personaggi che si muovono tra hotel e guardie del corpo come il fantomatico Igor, presentato come potente esponente dei Servizi segreti russi e con lo stesso Ferrari che, sostiene la Procura negli atti, in un caso si «sarebbe vantato di lavorare anche per il governo italiano esibendo un tesserino della Finanza». I fatti sarebbero avvenuti a Lviv, città ucraina, in cui risultano residenti la moglie e la cognata dell’uomo. E c’è una particolarità a legare le denunce fatte dalle vittime: tutte raccontano di incontri avvenuti in hotel con il fantomatico Igor, presentato come uomo potente dei servizi segreti russi, e per questo scortato da persone armate. «Prima dell’incontro in una sala dell’albergo», scrive nella denuncia uno dei truffati, «venni perquisito da persone visibilmente armate che poi presenziarono alla stipula del contratto preliminare di vendita avvenuto alla presenza, oltre che di Ferrari, di una donna che faceva da traduttrice». Contratti che, hanno raccontato i proprietari, per essere validi avrebbero dovuto essere registrati al ministero del Tesoro in una procedura sicuramente molto inusuale e nei fatti non esistente. Il pm Stefano Giovagnoni nella citazione diretta a giudizio lo definisce «un modus operandi collaudato facendosi consegnare la documentazione relativa agli immobili che i suoi “amici” russi intendevano acquistare, stipulando con le vittime contratti preliminari di compravendita, accompagnandoli in Ucraina per far loro conoscere potenziali acquirenti con l’ausilio di una ragazza (tale “Sasha”) che faceva da guida ed interprete». Gli immobili, alcuni appartamenti e dei vecchi capannoni, sarebbero stati venduti per somme che andavano fino a 200mila euro. Nei fatti nessun contratto è mai andato in porto.
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