Sisma, pochi alla protesta degli sfollati  

L’appello dell’ex assessore Fracassa e di “Robin Hood” raccoglie solo alcune decine di persone per il sit-in davanti all’Usr

TERAMO. Si sono dati appuntamento davanti all’ingresso dell’ufficio speciale per la ricostruzione «non per distruggere ma perché vogliamo far ripartire la città». A scandire queste parole sui gradini del palazzo che in via Cerulli Irelli ospita il centro nevralgico degli interventi post sisma è l’ex assessore comunale Franco Fracassa. Con lui, sullo stesso scalino, c’è il presidente dell’associazione di tutela dei consumatori “Robin Hood” Pasquale Di Ferdinando. Insieme hanno chiamato a raccolta sfollati, tecnici e rappresentanti delle associazioni di categoria per in sit-in che, dopo le innumerevoli critiche piovute sull’Usr per la lentezza nell’elaborazione delle pratiche relative agli edifici da riparare, mira a «dare volti e nomi ai disagi delle persone».
In pochi hanno risposto all’appello, ma la protesta è comunque decisa. A oltre un anno dall’apertura dell’ufficio e con le prime ordinanze di sgombero risalenti a ottobre del 2016, la ricostruzione leggera riferita agli immobili ripristinabili con poca spesa e interventi contenuti stenta a prendere corpo. I numeri sono impietosi. «Solo a Teramo città abbiamo 700 case classificate come B», precisa Fracassa, «ma sono state avviate solo cinque pratiche per tutta l’area del cratere». Nelle ultime ore l’ufficio ne ha fatte partire altre due, «quando hanno saputo della manifestazione» sottolineano gli organizzatori, ma la sostanza non cambia. «Ogni giorno si spendono più di 9.700 euro per i 216 teramani che sono in albergo», insiste Fracassa, «in un anno il costo è stato di 3,5 milioni». Il confronto con l’Usr marchigiano, che gestisce la stessa emergenza, accentua l’inefficacia della struttura teramana. «Sulla piattaforma telematica delle Marche sono state inserite duemila pratiche, con 340 interventi avviati che hanno movimentato 40 milioni di euro», fa sapere Fracassa, «da noi ne sono state caricate appena 350». Gli addetti dell’ufficio di via Cerulli Irelli hanno computer con monitor inadeguati per cui sarebbero costretti a stampare i progetti per visualizzarli per intero. «Non è stato fatto un solo incontro di formazione dei professionisti chiamati a utilizzare il portale internet per il caricamento delle pratiche», puntualizza l’ex assessore, «ma siamo qui non perché vogliamo la testa di qualcuno, non c’interessano i colori politici». Tra l’altro si avvicina la scadenza del 31 aprile fissata per la presentazione dei progetti e «chi non arriverà in tempo», chiarisce Di Ferdinando, «rischia di perdere il contributo di autonoma sistemazione». Il presidente di “Robin Hood” fa notare che l’ufficio diretto da Marcello D’Alberto è aperto al pubblico «solo il venerdì per un paio d’ore, ma i tecnici non ci sono e i progetti non si possono vedere». La produzione irrisoria da parte di un ufficio che conta venti dipendenti si aggiunge, sempre a detta dei promotori del sit-in, alla scarsa trasparenza del portale telematico. «Se la situazione resta questa», conclude Di Ferdinando, «presenteremo denunce».
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