Spariti 86mila euro, dipendente della camera di commercio indagato a Teramo

L’impiegato addetto alle visure è accusato di peculato per aver intascato i soldi degli utenti. L’ente lo sospenderà

TERAMO. Per cinque anni, puntualmente e metodicamente, avrebbe incassato parte dei soldi pagati dagli utenti per ottenere le visure camerali: complessivamente 86mila euro finiti nelle sue tasche invece che nelle casse della Camera di commercio. E’ la grave accusa di peculato quella che la procura contesta al cinquantenne Luciano Antonini, addetto allo sportello visure degli uffici di via Savini. Nei giorni scorsi il pm Andrea De Feis ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini e nei prossimi giorni la stessa Camera di commercio avvierà un procedimento disciplinare nei confronti del dipendente, provvedimento che potrebbe concludersi con la sospensione. Attualmente l’uomo è in malattia da tre mesi.

L’indagine della procura è scattata dopo la segnalazione fatta dagli stessi vertici degli uffici di via Savini che, proprio dopo aver constatato delle irregolarità, si sono rivolti all’autorità giudiziaria. E gli accertamenti delegati dal pm sono scattati immediatamente rivelando ben presto un sistema che, sostiene l’accusa, andava avanti ormai da anni. Esattamente dal 2011.

Secondo la ricostruzione degli investigatori il dipendente quasi quotidianamente si appropriava di somme di denaro versate quali diritti di accesso degli utenti che chiedevano una visura camerale, ovvero il documento che fornisce informazioni su qualunque impresa italiana, individuale o collettiva, iscritta al registro delle imprese tenuto da tutte le Camere di commercio. Secondo la procura per cercare di coprire gli ammanchi l’uomo usava questo stratagemma: faceva figurare le somme ricevute (variano di visura in visura) e di cui si appropriava il risultato di erronee richieste e quindi, a chiusura di cassa, annullava le visure di cui aveva incassato i soldi. Secondo i calcoli dell’autorità giudiziaria nel 2011 si sarebbe impossessato complessivamente di 28mila euro, nel 2012 di quasi 33mila euro, nel 2013 di 10mila euro, nel 2014 di quasi ottomila euro, nel 2015 di 6mila euro e nel gennaio-febbraio di quest’anno di 770 euro. Il tutto incassando di volta in volta piccole somme quotidiane visto che i diritti di accesso per una visura variano da 4 a 13 euro. Periodo, quello dei primi due mesi di quest’anno, in cui sono iniziate le indagini delegate dall’autorità giudiziaria e nel corso delle quali tutta l’attività dell’uomo è stata controllata, monitorata, passata costantemente all’esame degli investigatori.

Un’indagine complessa e circostanziata, nel corso della quale sono state ascoltate anche numerose persone, al termine della quale un primo rapporto è stato rimesso sul tavolo del pm. Che nei giorni scorsi ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini contestando al dipendente l’accusa di peculato aggravato per aver cagionato alla Camera di commercio un danno patrimoniale di rilevante gravità.(d.p.)

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