I lavori al Campo Castrum che hanno dato il nome all'inchiesta

Tangenti Giulianova: «Ho messo 35mila euro per sedermi al tavolo»

L'intercettazione di uno dei fratelli Scarafoni: per i pm il linguaggio preso in prestito dal linguaggio del poker rivela il sistema illegale

GIULIANOVA. Un sistema di imprese colluse e di funzionari corrotti, di relazioni tecniche taroccate e di pratiche sbloccate in cambio di soldi. Con i protagonisti coscienti di esserne parte integrante, pronti a pagare per entrare con quella definizione di «fiches d’ingresso» presa in prestito dal linguaggio dei giocatori di poker e catturata in una delle tante intercettazioni degli imprenditori Andrea e Massimiliano Scarafoni ( entrambi in carcere). Perchè è soprattutto la consapevolezza dell’esistenza di un sistema illegale, ma che fino all’avvio dell’inchiesta nessuno aveva mai denunciato, ad emergere dall’indagine dei pm Andrea De Feis e Luca Sciarretta.

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FICHES D’INGRESSO. E’ il 23 agosto dell’anno scorso quando la polizia giudiziaria intercetta una conversazione in auto tra Andrea Scarafoni e un suo collaboratore. In quel periodo, sostengono i pm, il patto tra i fratelli e la coppia Maria Angela Mastropietro (la dirigente comunale) e il marito Stefano Di Filippo (imprenditore e titolare di una società di costruzioni (anche loro in carcere) si è infranto. Scrive il gip Domenico Canosa nell’ordinanza: «Nel corso del dialogo Andrea Scarafoni, interrogato sulle reali motivazioni della rottura dei suoi rapporti con i coniugi Mastropietro-Di Filippo, riferisce all’interlocutore di aver dovuto cedere nel 2013 ad una richiesta di Di Filippo della somma di 35mila euro a titolo di consulenza, qualificandola esplicitamente come “fiche d’ingresso”, terminologia che allude, senza ombra di dubbio, alla condotta di chi è obbligato a pagare una somma di denaro per entrare all’interno di un sistema o di una organizzazione». Un sistema che, emerge dalle parole di alcuni imprenditori sentiti dai pm come persone informate sui fatti, in molti conoscevano. Racconta uno di loro in un interrogatorio: «Mi avevano detto che per avere appalti bisognava far lavorare l’impresa del marito della Mastropietro. Allora ho pensato di organizzare una cena e di registrare le loro richieste, ma poi ho avuto un violento litigio con la dirigente e ho pensato che non fosse più il caso di fare quell’invito».
PACTUM SCELERIS. Il giudice che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare non esita a parlare di “pactum sceleris”. Scrive ancora Canosa: «Un pactum sceleris caratterizzato da costante asservimento (destinato anche al compimento di atti palesemente contrari ai propri doveri d’ufficio) della Mastropietro agli interessi personali ed imprenditoriali dei fratelli Scarafoni in cambio di denaro e delle altre utilità dei quali si è già detto in favore del proprio marito Di Filippo e dell’accolito Sergio Antonilli (collaboratore della società di Di Filippo e finito ai domiciliari , (ndr). Tra i vantaggi garantiti da Maria Angela Mastropietro ai fratelli Scarafoni in attuazione dell’accordo corruttivo, c’è anche il rilascio di un permesso di costruire in sanatoria, palesemente illegittimo, relativamente ai lavori eseguiti dai fratelli Scarafoni su un loro immobile in via Filetto, zona Colleranesco, di Giulianova».
MICROSPIA SCOPERTA. Nel giugno del 2014, quando il patto non si è ancora incrinato, Di Filippo scopre una microspia negli uffici della sua società che ha sede in un locale di proprietà degli Scarafoni concesso in comodato gratuito. Scrive a questo proposito il giudice: «Ad ulteriore dimostrazione del pregresso rapporto di grande fiducia esistente tra Di Filippo e i fratelli Scarafoni vengono in rilievo alcune conversazioni dalle quali si evince che il Di Filippo, nel giugno del 2014, temendo di essere intercettato dalla polizia giudiziaria, si rivolgeva proprio agli Scarafoni per avere dei contatti di soggetti in grado di effettuare una bonifica all’interno dei locali della sua impresa.Successivamente ad agosto del 2014, il Di Filippo avendo rivenuto una microspia installata nel suo ufficio mette al corrente della circostanza i fratelli Scarafoni rinnovando la richiesta già fatta in precedenza».
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