Teramo, crac Di Pietro e soldi da CiproIl caso Chiodi-Tancredi finisce in Parlamento

Interrogazione su Chiodi: l'Idv fa cinque domande a Monti e al ministro della giustizia

TERAMO. Il crac Di Pietro e il coinvolgimento dello studio Chiodi-Tancredi arrivano in Parlamento. Il senatore Alfonso Mascitelli, segretario regionale dell'Italia dei Valori, ha presentato un'interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti e al ministro della Giustizia, Paola Severino. Il senatore dell'Idv chiede al Governo di fare chiarezza sulla posizione del presidente della Regione, Gianni Chiodi, nella vicenda giudiziaria che sta interessando lo studio commerciale di Teramo di cui è socio al 50 per cento con Carmine Tancredi.

L'INTERROGAZIONE Le 5 domande a Monti su Chiodi

Sono due le domande chiave dell'interrogazione: la prima riguarda chiarimenti su un'eventuale condizione di incompatibilità istituzionale del governatore, in questo caso del commissario Chiodi, in relazione al suo «esercizio di attività professionale o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo». La seconda se esistono riscontri su ispezioni di Bankitalia, in materia di antiriclaggio, riferifibili al crac Di Pietro e ai soldi da Cipro. E se questi riscontri siano stati comunicati alla procura di Teramo.

Mascitelli commenta al Centro la sua iniziativa: «In questa storia», spiega, «si sta dimenticando un aspetto fondamentale. Chiodi non è solo presidente della giunta regionale e come tale obbligato a rispondere dei suoi comportamenti agli abruzzesi, ma ricopre, con i più ampi e pieni poteri che gli sono stati conferiti, il doppio ruolo di commissario ad acta per la sanità e di commissario delegato per la ricostruzione, nel primo caso nominato con delibera del Consiglio dei ministri e nel secondo caso nominato con un'ordinanza della Presidenza del Consiglio. Il punto centrale è proprio questo», afferma Mascitelli, «può una figura istituzionale, in possesso di strategiche prerogative che sono diretta emanazione dei poteri del governo, tacere su una situazione che presenta ancora molte ombre e interrogativi?»

Chiodi non ha risposto alle dieci domande dell'Idv che ora, nell'interrogazione parlamentare, pone a Mario Monti cinque nuove domande su Chiodi. Le riportiamo testuali nella tabella, ma si riassumono così. La prima: il commissario Chiodi ha provveduto ad informare il governo ed a escludere situazioni di incompatibilità, visto che un Governo che fa della lotta ai reati fiscali un elemento distintivo, non può certo tollerare che un suo commissario non faccia chiarezza sulla sua posizione rispetto a vicende giudiziarie così delicate? La seconda: le dichiarazioni del commissario Chiodi, secondo le quali sarebbe all'oscuro dell'attività del suo studio professionale, coinvolto a sua insaputa in triangolazioni finanziarie e nel dare sede legale a società che la procura definisce di comodo, sono coerenti con la verità dei fatti? La terza: sussiste o no un evidente conflitto di interessi tra il ruolo di commissario straordinario di Governo e l'esercizio di attività professionale?

La quarta: non è forse il caso che il Governo, attraverso il ministro della Giustizia, attivi tutte le procedure per accelerare le due rogatorie internazionali richieste dalla magistratura di Teramo necessarie per un completo approfondimento dei fatti?

Infine la quinta domanda: il Governo può attivarsi per essere messo a conoscenza delle attività effettuate dall'apposita Unità di informazione antiriciclaggio della Banca d'Italia e per sapere se queste attività sono state messe a disposizione della magistratura penale di Teramo?». Le cinque risposte saranno date in Parlamento.

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