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Teramo-L’Aquila:guerra sul concorso per un dirigente

Il presidente dell'ente aquilano Santilli invita a revocare il bando. Di Carlantonio replica: «Ingerenza gratuita e arbitraria»

TERAMO.  E’ un incidente diplomatico senza precedenti, quello che si è consumato l’altroieri fra la Camera di commercio di Teramo e quella dell’Aquila. Da un’altra prospettiva è l’ennesima riprova di un territorio – la provincia di Teramo – molto indebolito sotto diversi aspetti, tanto da consentire ingerenze, sicuramente dettate dalle migliori intenzioni, ma certamente irrituali. Tutto inizia con una lettera, arrivata mercoledì, a firma di Lorenzo Santilli, presidente dell’ente aquilano e indirizzata al collega teramano Giustino Di Carlantonio.

L’oggetto è il concorso, bandito più di un anno fa, per dirigente dell’ente di via Savini, che andrebbe ad aggiungersi agli altri due a tempo indeterminato. Un concorso a cui hanno presentato domanda in 40 e le cui prove si svolgeranno il 19 e 20 febbraio. Un concorso che non porterà a un’assunzione se non prima di due-tre anni, in quanto non c’è copertura finanziaria. In pratica il vincitore potrà essere assunto solo quando andranno in pensione tanti dipendenti quanti sono necessari a coprire il suo stipendio. Attualmente il posto messo a concorso – per l’area contabilità e amministrazione – è coperto, con un contratto a tempo determinato che scadrà ad aprile da Anna Ferri.

Ma Santilli nella missiva inviata anche al ministero delle Finanze, a quello dello Sviluppo economico, al presidente della Regione, ai revisori dei conti e alle altre Camere ricorda che «nelle numerose riunioni riguardanti il progetto di autoriforma, abbiamo condiviso la necessità di una riduzione della spesa attraverso una riduzione dei costi, anche quelli relativi al personale, anche prevedendo funzioni in comune». Santilli precisa che in previsione della futura fusione fra le due Camere, «ritiene indispensabile dover condividere aumenti di costi». Pertanto invita a «voler sospendere l’espletamento del concorso».

La risposta di Di Carlantonio è stata immediata e furibonda, per quanto il fraseggio istituzionale concede. Intanto esprime «vivo disappunto in ordine alle considerazioni evidenziate in modo gratuito e arbitrario, lesive dell’immagine nonchè dell’autonomia decisionale di questa Camera, considerato che l’attuale legislazione preclude a chicchessia la possibilità di esprimere tali tipi di valutazione». E poi, in grassetto, invita il collega «perentoriamente» «ad astenersi da qualsiasi considerazione inerente le scelte politiche e amministrative della Camera di commercio di Teramo». Di Carlantonio sottolinea che la giunta ha attentamente valutato se bandire il concorso e ha rilevato che non ci sarebbe alcun danno per le imprese.

Semmai, sempre per evitare ulteriori costi in vista dell’accorpamento Teramo-L’Aquila, il presidente teramano invita Santilli a «valutare adeguatamente l’opportunità di realizzare una nuova sede, visto che a Teramo c’è un immobile perfettamente adeguato a diventare sede istituzionale della nuova Camera di commercio, destinando i fondi previsti al sostegno delle imprese». Di Carlantonio conclude la missiva – inviata agli stessi destinatati di quella aquilana – scrivendo che valuterà con i legali dell'ente se c’è stato danno all’immagine.