Teramo, mutilato dopo la diagnosi errata chiede un milione alla Asl 

Un 68enne si rivolge al tribunale dopo aver subito l’amputazione degli organi genitali. Il suo avvocato accusa: «Al Mazzini hanno detto che aveva le emorroidi, operato d’urgenza a Pescara»

TERAMO. Accusa i medici dell’ospedale teramano di avergli fatto una diagnosi errata costringendolo, successivamente, ad un intervento d’urgenza all’ospedale di Pescara concluso con l’amputazione degli organi genitali. Per questo un 68enne teramano chiede un milione di danni alla Asl. Dice il suo avvocato Sigmar Frattarelli: «Si tratta di lesioni gravissime e irreversibili che il mio assistito ha subito e che si potevano certamente evitare qualora la diagnosi da parte dei medici della Asl di Teramo fosse stata corretta e tempestiva». La prima tappa fissata è quella obbligata della mediazione, la seconda quella del ricorso al tribunale civile.
Secondo il legale dell’uomo all’ospedale di Teramo sarebbe stata fatta solo una diagnosi di emorroidi. «Dopo sette giorni di ricovero», si legge nell’atto di citazione, «il paziente è stato dimesso dall’ospedale di Teramo con la mera prescrizione di terapia domiciliare per le emorroidi con indicazione di nuovo ricovero una volta che si fosse risolto questo problema. Ma qualche giorno dopo le dimissioni il dolore e il gonfiore aumentano e la terapia per le emorroidi si rivela inutile a tal punto che il paziente viene trasferito d’urgenza all’ospedale di Pescara dove gli viene fatta una diagnosi di ascesso perineo scrotale da perforazione del retto e lo stesso giorno veniva sottoposto ad un intervento chirurgico di amputazione quasi totale degli organi genitali». Le conseguenze sono devastanti visto che l’uomo deve successivamente subire interventi di chirurgia plastica ricostruttiva con un catetere permanente. «Nel corso del ricovero a Teramo», si legge ancora nell’atto di citazione, «i medici che hanno avuto in cura il paziente si sono erroneamente convinti che il problema fosse costituito dalle sole emorroidi, omettendo di svolgere una ecografia, una radiografia, una tac, un ecodoppler e anche un esame istologico dei tessuti. Tutti esami che avrebbero consentito di avvedersi della perforazione del retto e della patologia da cui l’uomo era affetto chiamata “Gangrena di Furnier”, ovvero una forma di fascite necrotizzante, una grave infezione dei tessuti molli che colpisce gli organi genitali esterni maschili. Si tratta di quindi di un’emergenza urologica che richiede l’immediata instaurazione di una terapia antibiotica, di una terapia di sostegno del circolo sanguigno con infusione di fluidi e un tempestivo intervento chirurgico per l’eliminazione dei tessuti necrotici».
Secondo il legale e i suoi consulenti «l’errore di diagnosi commesso dai medici dell’ospedale teramano ha avuto conseguenze drammatiche in quanto non si sono accorti della fascite necrotizzante in pieno corso che stava distruggendo gli organi genitali e tutta la zona circostante». (d.p.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.